martedì 9 aprile 2024

Io sono Marie Curie (S. Rattaro)

Non è una biografia. 
 
L’autrice lo precisa senza mezzi termini anche se, a ben guardare, ci sono parecchi riferimenti alla vera storia di Marie Curie. Ho letto la storia di questa donna straordinaria, dunque, con la consapevolezza di avere tra le mani un romanzo.

Tuttavia, di quel poco che sapevo della vera storia di Marie, al secolo Maria Salomea Skłodowska, ho trovato riferimenti ben precisi nel libro che ho avuto tra le mani e sono arrivata ad una mia personalissima interpretazione: l’autrice ha calcato le mani in quella parte meno nota della vita di Marie, quella più personale, perché per il resto mi è sembrato che di inventato ci fosse ben poco.

La scrittura della Rattaro ha reso il personaggio vivo, pulsante. Mi sono sentita molto coinvolta dalla storia di questa donna, dalla sua voglia di studiare a tutti i costi anche quando per le donne vi era un preciso divieto, dal suo orgoglio di scienziata a cui va stretto l’appellativo di “moglie di…” e dalla sua voglia di riscatto nel momento in cui proprio il suo essere donna ha rappresentato l’ostacolo più difficile da superare per vedersi riconosciuti i suoi meriti.

Quanto ai suoi affetti, al suo essere donna, ai suoi desideri al di fuori della sfera scientifica… bhè qui ho trovato la parte più romanzata, quella che dà più spazio al cuore. Una parte che non stona affatto: stiamo pur sempre parlando della vita di una donna, prima che di una scienziata. È una part più romanzata, più rosa, ma mai eccessiva, mai tale da stonare con il contesto del romanzo.

Ho molto apprezzato lo stile utilizzato dall’autrice ed anche se in alcuni punti ho avuto l’impressione che alcuni concetti fossero un po’ troppo ripetuti – come il fatto di essere costretta a restare all’ombra di un uomo, anche se si trattava dal suo uomo – trovo che le parole siano state ben misurate per rendere l’idea della frustrazione dovuta a determinati limiti imposti dal fatto di essere una donna.

Marie emerge come una donna coraggiosa, con le idee ben chiare circa il suo futuro. Marie è una donna che ama la scienza e non ama i compromessi. Che non si lascia spaventare dal giudizio altrui anche quando – e qui arriviamo alla parte più personale – il suo comportamento di donna innamorata può avere (ed in effetti avrà) delle conseguenze piuttosto pesanti su ambiti tutt’altro che personali.

La sua storia è sempre attuale anche se risalente nel tempo:

l’ho letta come un invito rivolto ad ogni donna a lottare per ciò in cui si crede, a puntare dritte verso l’obiettivo che si ha in mente anche quando tutto sembra remare contro.

Marie si è trovata a combattere contro i pregiudizi dettati da un’epoca in cui le donne erano relegate ad un ruolo marginale della società: oggi le cose sono cambiate ma molti di quei pregiudizi restano e allungano le loro ombre in parecchi ambiti.

Ecco perché quella di Marie Curie è una storia prepotentemente attuale. Raccontata – romanzata, come precisa l’autrice – in modo efficace.

Lettura che consiglio se alla mera biografia si intende dare una dimensione più umana, maggiore spazio alla donna prima che alla donna di scienza. Senza che questo pregiudichi né l’uno né l’altro aspetto. Anzi, ciò permette loro di completarsi a vicenda.
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Io sono Marie Curie
Sara Rattaro
Sperling & Kupfer
208 pagine
17.90 euro copertina rigida

giovedì 4 aprile 2024

Usciti di Senna (M. Bussi)


I libri di Michel Bussi vanno letti con attenzione. Molta. Perché è un autore capace di depistare il lettore, indurlo a guardare nella direzione sbagliata, a farsi una, due, tre idee sbagliate per poi permettergli di rendersi conto che era tutto più semplice di quanto potesse immaginare. Nemmeno questa storia fa eccezione anche se, lo dico subito, ho avuto la sensazione che in alcuni passati volesse condurre troppo lontano il lettore. 

La storia narrata a che fare con i pirati, con tesori misteriosi, maledizioni, patti stretti tra marinai e si snoda piano piano per poi intrecciarsi di nuovo. Quando si ha l'impressione di essere arrivati ad un punto di svolta si torna, invece, punto a capo con un pugno di mosche tra le mani. 

Tanti sono i personaggi che scendono in campo. 

Siamo sulla Senna e sta per andare in scena l'Armada, una delle più belle ed attese manifestazioni che, di cinque anni in cinque anni, torna ad appassionare un popolo intero portando a Rouen i più bei velieri di tutto il mondo pronti poi a scendere lungo il letto della Senna fino a Le Havre. Con tanto di equipaggio, ovviamente. E con un pubblico numeroso ed attento oltre che eccitato all'ennesima potenza.

Maline è una giornalista che si trova sul posto per raccontare l'evento e mai avrebbe immaginato di doversi interessare, invece, di un delitto. Un marinaio messicano, infatti, viene trovato cadavere e sarà proprio lei - a dispetto del commissario Paturel che si occupa del caso - a comprendere alcuni meccanismi che possono dare delle risposte interessanti a diversi interrogativi relativi a quella morte.

Andando a fondo con le ricerche Malini si trova immersa in un mondo che non conoaceva, a fare i conti con patti d'onore e tutto ciò che può gravitare al mondo dei pirati, tesoro misterioso compreso.

Far scendere in campo una giornalista accanto a chi è incaricato di indagare non è una novità assoluta. Anzi, in diversi libri ho letto di coinvolgimenti di questo tipo. A parte questo, il personaggio di Maline è molto particolare e devo ammettere di non aver provato molta empatia nei suoi confronti pur essendo io stessa una giornalista che, di solito, è molto tollerante nei confronti dei colleghi, anche quelli che vivono tra i libri. Ha un modo di fare, Maline, che non mi piace. Sarà probabilmente il retaggio di un passato che le è rimasto cucito addosso ma non mi è piaciuta affatto. Anche alcune sue deduzioni, devo ammetterlo, mi sembrano un po' forzate ed inverosimili: fatto sta che l'intreccio messo in atto dall'autore funziona. Arrivata alla fine mi sono trovata spiazzata perché, a ben guardare, non era poi così difficile capire chi fosse il colpevole non si una, non di due ma di tre morti. Tre sono, infatti, i marinai che perdono la vita in circostante misteriose durante il racconto.

Il finale, poi, a parte l'identità della mano che ha colpito, mi ha lasciato addosso l'idea di qualche cosa di incompiuto.

Non c'è paragone con Ninfee Nere, diciamolo. Ma non è comunque da buttare via.
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Usciti di Senna
Michel Bussi
E/O Editore
480 pagine
17,00 Euro copertina flessibile, 11,99 Kindle

venerdì 29 marzo 2024

Tutti i particolari in cronaca (A. Manzini)

 

 

I giornalisti nei libri mi incuriosiscono da sempre. Perché, da giornalista, sono mossa da una sana simpatia nei loro confronti ed anche dalla voglia di pensare di trovarmi coinvolta in prima persona nelle avventure narrate. 

Per questo l'ultimo personaggio nato dalla penna di Antonio Manzini è entrato subito nelle mie corde e non ho voluto essere troppo severa nei suoi confronti. Gli ho perdonato qualche ingenuità di troppo e l'ho fatto con piacere. 

Walter Andretti, questo il nome del protagonista, mi ha anche intenerita. Non è facile passare dalla cronaca sportiva alla nera. Lo so molto bene. La cronaca nera è molto particolare da seguire e quel suo essere spaesato davanti a situazioni per lui nuove mi ha intenerita.

Io so cosa vuol dire essere catapultato in un mondo che non ti appartiene e, soprattutto agli inizi, non capire bene le dinamiche di quel mondo.

So cosa vuol dire avere addosso la pressione della redazione che chiede notizie in anteprima per conquistare qualche copia in più in fatto di vendite. So quanto sia difficile avvicinare fonti in certi ambienti. Lo so, per questo ho guardato Walter con occhi comprensivi.

Nel suo primo caso di cronaca nera si trova ad avere a che fare con una morte che lo porterà ad indagare e ad entrare nelle pieghe di quel mistero più di quanto avrebbe voluto. Quando, poi, i cadaveri diventano tre la situazione si complica e le indagini che mette in campo per dare corso al suo compito di cronista iniziano ad andare ben oltre le indagini delle stesse forze dell'ordine. Nelle more delle sue indagini parallele Walter incontra Carlo Cappai, figura chiave nella storia, uomo tranquillo che serba, però, un grande segreto e che cova, da anni oramai, un'inquietudine che lo porterà ad irrompere in maniera piuttosto decisa in quelle indagini che da più parti si stanno portando avanti.

Quello messo su carta da Manzini è un giallo che invita a riflettere sui meccanismi della giustizia italiana e sul concetto di giustizia a più ampio raggio. Molto interessante la figura di Cappai, i conflitti che si porta dietro e l'avversione verso un modo di fare che è stato messo in campo da qualcuno a lui molto vicino. 

Un giallo che non mi è dispiaciuto affatto e che non ho voluto mettere a confronto con precedenti storie (e protagonisti) che Manzini ha messo sul piatto nel tempo. 

L'ho letto in pochi giorni. So di essere un po' di parte ma non mi è dispiaciuto affatto. Non eccessivamente cervellotico, l'ho anche consigliato a mia figlia che non si è mai avvicinata a questo genere e che secondo me, invece, potrebbe apprezzare.
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Tutti i particolari in cronaca
Antonio Manzini
Mondadori editore
304 pagine
17.50 euro copertina flessibile, 10.99 Kindle

domenica 24 marzo 2024

In un mare senza blu (F. P. Oreste)

 

Sono tre ragazzini nati e cresciuti nella Napoli dei vicoli, quella degli emarginati, dei diversi, di quelli con una vita difficile ed un futuro incerto davanti agli occhi. Sono quelli che devono lottare con le unghie e con i denti per sopravvivere, giorno dopo giorno.

Mario. Ciro. Michele.

Per Mario il destino ha in serbo una grande sorpresa. Inaspettata. Dolorosa. Definitiva.

E gli altri due, pure, devono fare i conti con una realtà dura, che non fa sconti, che chiede loro di fare delle scelte troppo grandi per la loro giovane età.

Eppure, Ciro e    le loro scelte le fanno, eccome. Non senza dolore, non senza lasciarsi alle spalle quei ragazzini che sono stati giusto poco tempo fa e che, lo sanno bene, non saranno più. E se Michele sembra fare le sue scelte con maggiore consapevolezza e maggiore distacco dai sentimenti, per Ciro il dolore arriva a bussare alla porta con foga e con colpi sempre più intensi.

La storia dei tre ragazzini di Vico Stella, ribattezzato – a motivo – Vicolo Nero, è una di quelle che si insinuano sottopelle per non andarsene più. Quei ragazzini appaiono con chiarezza davanti agli occhi del lettore - Michele con la sua mezza faccia, Ciro con i suoi riccioli e i suoi bei lineamenti – che resta con un certo retrogusto amaro in bocca una pagina dopo l’altra per arrivare ad un finale che tenta a rimettere in sesto le cose. Per quanto possibile.

È una storia dura, difficile, la loro, raccontata in modo rude, diretto, efficace. Perché certe storie non possono essere rese se non in questo modo. È una storia dolorosa. In qualunque modo vada a finire. Perché è il percorso che porta alla fine ad essere tale. È una storia dolorosa per tutti ma nella quale non manca quella tenerezza e quell’intensità che sono proprie di una grande amicizia. Un’amicizia che sopravvive agli eventi e si trasforma, cresce, matura e resta comunque qualche cosa di grande. Anche in mezzo a tante brutture, a tanto dolore.

Ci può essere redenzione in una storia così? Si può raggiungere la pace, vivere in pace? Con gli altri e, soprattutto, con sé stessi?

Lo stile dell’autore è scorrevole ma non scontato. In alcuni passaggi sembra di assistere ad un botta e risposta tra pensieri, tra congetture, tra considerazioni e nulla stona, nell’insieme.

Molto efficaci le descrizioni dei meccanismi che regolano la vita del Vicolo.

Efficaci e dolorose anch’esse.

Profondamente, e tristemente, reali.
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In un mare senza blu
Francesco Paolo Oreste
iDobloni
pag. 224
14.90 copertina flessibile

venerdì 22 marzo 2024

Cuore nero (S. Avallone)

Silvia Avallone è un'autrice che mi piace.

Mi piace lei come persona - ho avuto occasione di conoscerla ad una recente edizione del Festival del Libro che è si è svolta nella mia città - e mi piace il suo stile.
Mi piace la sua scrittura intensa e coinvolgente.
Mi piacciono i personaggi che, fino ad ora, ho avuto modo di conoscere grazie a lei.
Aspettavo l'uscita di questo suo ultimo libro e le aspettative, per quanto mi riguarda, non sono state deluse.
Silvia torna a raccontare storie che arrivano quasi come delle unghie su una lavagna. Storie difficili, dolorose, che impongono un momento di riflessione importante. 
 
La grande protagonista è la fuga. Ma lo è anche la voglia di ricominciare.
Lo è per Emilia: poco più che trentenne, viene da un passato difficile e porta il peso di una colpa troppo grande per quella ragazzina che era 15 anni prima. Sceglie un luogo in cui spera di non essere additata come quella di quindici anni prima.
Ma lo è anche per Bruno anche se la sua è una fuga diversa. Per lui la voglia di ricominciare a vivere, non più a sopravvivere, torna in concomitanza con l'arrivo di lei, con quelle imposte che si spalancano, con quella musica che rimbalza da un muro all'altro, da un vicolo (vuoto) all'altro.
 
Le loro storie sono segnate da grandi tragedie che hanno lasciato dei segni profondi. Lei, in particolare, porta stampata nell'anima un grande colpa: ha pagato, per quella colpa... ma è davvero libera dal retaggio di ciò che inevitabilmente resta?
 
E dove arrivano l'accettazione, il perdono, la comprensione, la classica seconda possibilità?
Ci sono colpe che proprio non possono essere accettate? Il tempo cura tutte le ferite?
Mi sono interrogata attorno a tutto ciò. E, onestamente, non sono riuscita a darmi una risposta. Non sono riuscita a vestire i panni nè di lei nè di lui. Ho preferito restarne fuori, come osservatrice. Ma questo non vuol dire che questa storia non mi abbia toccata nel profondo.
 
Il personaggio di Emilia (così come la sua storia, che resta misteriosa per gran parte del libro) domina su tutto: un personaggio ruvido, una ragazza che si è chiusa dentro una corazza che si è ispessita giorno dopo giorno, in un passato che è lontano ma allunga ancora le sue ombre su di lei.
Quel modo di esprimersi così graffiante, così poco femminile... arriva inevitabilmente dal suo passato. Ma, allo stesso tempo, quella fragilità che traspare in lei, nella sua difficoltà a dormire in un luogo silenzioso, nel suo difendersi da quel passato a tutti i costi... ne fa un personaggio che non si può non amare. O, per lo meno, che non si può non tentare di comprendere. Perchè, come nella vita, anche nel rapporto tra lettore e personaggio di un libro scattano dei meccanismi che possono essere di immediato feeling o, al contrario, di incompatibilità assoluta.
Però, se lo si vuole, si può cercare anche un punto di equilibrio che non sia così estremo, nè in un senso nè in un altro.

Questo è quello che è capitato a me con la lettura di questo libro. Ho cercato l'equilibrio giusto per non essere eccessivamente giudicante o, al contrario, buonista.
 
Si tratta di una storia potente. Si tratta della conferma di quanto la penna di Silvia Avallone non sia banale. Tutt'altro.
Oltre a Bruno, che pure ha una storia importante da raccontare, un suo vissuto, un suo presente, ci sono altri personaggi che vengono resi in modo efficace: Marta, che ha condiviso con Emilia un percorso importante della vita, Basilio che pure ha qualche cosa da raccontare... ed anche altri personaggi minori come il padre di Emilia o la sorella di Bruno. Tutte tessere necessarie per costruire il grande puzzle che è la storia di Emilia e che potrebbe essere quella di tante altre Emilia, in questo mondo.
 
E poi il padre di Emilia: è il personaggio che ho sentito più di tutti gli altri, in assoluto. Più di lei, che è la protagonista della storia. Mi sono sentita molto vicina a quel padre e l'ho ammirato per il suo modo di essere, di fare... di sentire.
Gran bel libro. Lo consiglio.
***
Cuore nero
Silvia Avallone
Rizzoli editore
368 pagine
20.00 euro copertina flessibile, 10.99 Kindle, 2.95 audiolibro

mercoledì 20 marzo 2024

Assenza da giustificare (A. Acciai)

 

Assenza da giustificare è il libro di esordio di un’autrice che mi ha piacevolmente colpita. 

Si tratta della prima indagine (per cui ci si aspetta che ne arriveranno altre da quello che è destinato a diventare un personaggio seriale) di Alina Mari

Cresciuta in un orfanotrofio, Alina vive in un camper senza legami – così come è stata abituata a crescere – al di fuori di quello con Tito, suo compagno di sventura in orfanotrofio ed ora il suo più grande amico.

Alina vive in un camper, fa quotidianamente i conti con un passato che sembra sempre pronto a chiedere il conto e con il ricordo di Adriano, quel poliziotto che – finito in carcere – l’ha presa sotto la sua ala protettrice ma che ora, per causa di forza maggiore, è lontano. È ciò che più si avvicina, per lei, all’idea di quel padre che non ha mai avuto e il suo ricordo è vivo e pulsante, ogni giorno di più.

Alina ha una personalità spigolosa, piuttosto complessa. Non si cura molto di dover mangiare, tanto per iniziare (sarà forse un retaggio della sua vita passata in orfanotrofio?) e non sopporta essere toccata (…che non sia lo stesso?) per cui desidera avere un figlio ma non un rapporto sessuale con un uomo. Nessun rapporto fisico con un uomo, a dire il vero, che sia anche solo un bacio o un abbraccio. Eppure quel figlio lo desidera…

È in questa fase della sua vita che arriva, per lei, la prima indagine importante: una donna è stata trovata morta all’interno di un parco. Il suo cadavere ha un segno particolare: un dito amputato. Ed anche un cane, il suo fedele Dirac, a sorvegliarlo. Elena Cantini, questo era il suo nome, era una donna di 50 anni, insegnante di mestiere, vita tranquilla e nessuna frequentazione strana. In questa esistenza tranquilla Alina si trova ad indagare per cercare di venire a capo del caso.

Un giallo ben costruito e una storia declinata al femminile.  

Un giallo classico, dove a indagare è una ispettrice di polizia, complessata, ma piena di voglia di vivere e di superare tutte le sofferenze. Dotata di un fiuto eccezionale, Alina è il personaggio cardine di un romanzo di genere, a cui si affeziona immediatamente, e riscuote consensi per la sua sensibilità rara nel trattare con le persone e per il suo intuito importante.
Ne consegue una lettura intrigante e divertente, per gli amanti del genere giallo. Non solo: il romanzo poggia i suoi pilastri in un linguaggio preciso e fluido, in una trama ben congegnata, e nella trattazione precisa dei personaggi e delle caratteristiche che li distinguono. 

Buona lettura.
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Assenza da giustificare
Alessandra Acciai
Piemme editore
384 pagine
19.90 copertina flessibile, 10,99 Kindle

venerdì 15 marzo 2024

La malnata (B. Salvioni)

  

È un romanzo carico di suggestioni quello che ho avuto tra le mani nei giorni scorsi. 

Già catalizzante a partire dalla copertina, la storia raccontata è di quelle che non si dimenticano. Una storia di amicizia, di superstizione, di violenza, di legami, di riscatto. Una storia di donne, così l’ho letta.

Siamo a Monza nel marzo del 1936. Francesca è una ragazzina di 12 anni. Maddalena è, per tutti, la Malnata. Storta, come il suo caschetto nero. Storta ma non fisicamente per chissà quale menomazione. No, è storta perché porta male, dicono. Ha il potere di fare del male, dicono. È bene starle alla larga, dicono. Ha il segno del bacio del diavolo sul volto: una macchia rossa che non solo lei non nasconde ma che mostra con orgoglio. Le due ragazzine si incontrano e si riconoscono. Sono due anime affini anche se nessuno penserebbe mai che possa essere così. La Malnata non ha paura di niente e di nessuno. Francesca, invece, sta sempre al suo posto con quel timore reverenziale che la porta ad abbassare la testa anche quando il suo cuore le dice di fare tutt’altro. Il loro incontro rappresenta una svolta per entrambe.

Francesca guarda da lontano la Malnata e i suoi due compagni d’avventura, due ragazzini con i quali lei, Maddalena, si sente alla pari. Con i quali è complice e dei quali, a ben guardare, se non si può dire che sia il capo si può certo dire che sia il collante che li tiene uniti nella buona e nella cattiva sorte. Nel momento in cui Francesca entra nel gruppetto, per lei qualche cosa cambia. In meglio, secondo il suo punto di vista. In peggio secondo il punto di vista di tutti gli altri, familiari in testa.

Quella delle due ragazzine è un’amicizia profonda, un rapporto che si consolida di giorno in giorno passando anche per delle brusche cadute. 

Siamo nel periodo della guerra in Abissinia e le vicende ad essa collegate hanno un ruolo importante nello sviluppo della storia. Ma ancora di più hanno un ruolo importante i legami, le storture di un rapporto all’inizio immaturo ma via via più consapevole tra le due ragazzine. È una storia dura, che a tratti mi ha fatto innervosire. Avrei voluto poter entrare tra le pagine per cambiare un po’ le cose… ma alla fine la storia funziona così com’è anche se alla fine si arriva ad un punto che lascia senza fiato.
La Malnata è un personaggio che entra nelle pieghe della coscienza e che è destinato a restarci. È uno di quei personaggi di cui vorresti sapere di più, molto di più di quanto è concesso dal romanzo. È uno di quelli che restano cuciti addosso. 

Questo, per lo meno, è capitato a me.
Gran bel libro. Lo consiglio.
***
La malnata
Barbara Salvioni
Einaudi editore
pag. 248
17.50 copertina flessibile