lunedì 29 giugno 2015

Il pipistrello (Jo Nesbø)



Sono tornata alle origini. E ne sono contenta visto che ora conosco molto meglio Harry Hole e riesco a decifrare con più chiarezza la sua personalità.

Il pipistrello è il libro in cui Jo Nesbø fa conoscere ai lettori quel personaggio che, di recente, mi ha tenuta attaccata ai libri di cui era protagonista facendomi anche perdere il sonno qualche volta…

Come ho avuto modo di accennare in precedenza, ho letto due libri di Nesbø ma in ordine sbagliato… Avrei dovuto partire da Il pipistrello per seguire l’ordine giusto. Essendo tornata alle origini, mi sono data delle risposte ad interrogativi che erano rimasti insoluti in particolare in merito alle vicende che avevano segnato la vita di Harry.

Stavolta ho imparato a conoscerlo meglio e, grazie a quanto viene raccontato di lui, ho capito il perché di determinati comportamenti, di determinate scelte e situazioni che Hole si è trovato a vivere.
Harry è giovane ma già segnato da alcuni episodi tragici tra cui quello della perdita di un collega, per sua colpa. Era lui alla guida di quell’auto che andò fuori strada ed era ubriaco. Un episodio che lo segnerà. Non l’unico.

Si trova alle prese con un serial killer, con uno spietato assassino che colpisce in modo sistematico – anche se apparentemente sembra che non sia così – e si troverà anche ad incontrare una donna con cui legherà in modo particolare. Una donna che avrà un ruolo importante nell’intera vicenda.
Holy (perché così lo chiamano, in modo non propriamente affettuoso ma declinando il cognome con una modalità più vicina alla lingua del posto in cui si trova, a Sidney) dimostra di essere un uomo impavido, istintivo, acuto ed attento ma altrettanto incapace di dominarsi  in particolare nei confronti dell’uso degli alcolici. 

La storia, a dire il vero, è a tratti un po’ scontata.
Così nell’ultima di copertina del libro (che non svela per niente la trama, più complicata di quanto non si possa intuire leggendo queste poche righe):
Una ragazza norvegese di poco più di vent’anni è stata uccisa a Sidney. L’ispettore Harry Hole della squadra Anticrimine di Oslo viene mandato in Australia per collaborare con la polizia locale, in particolare con Andrew Kensington, un investigatore di origini aborigene tanto acuto quanto misterioso. L’inchiesta si rivela subito complessa: l’omicidio della ragazza non è un caso isolato ma, probabilmente, l’ultimo anello di una lunga catena, e lo scenario in cui l’assassino agisce si allarga fino a comprendere fosche storie di droga e sesso. Un quadro a tinte così forti che Harry quasi vede proiettarsi sulle indagini l’ombra minacciosa di alcune figure della mitologia aborigena. In particolare, quella di Narahdarn, il pipistrello che reca la morte nel mondo.
Nesbø è agli inizi e migliorerà il suo stile strada facendo. Ne ho le prove, avendo letto alcuni titoli successivo a questo.

Diventerà meno romantico – in parallelo con il suo personaggio – e più coriaceo  nelle descrizioni così come nelle situazioni. Il suo stile di scrittura evolverà e cambierà in parallelo con la personalità di un Harry Hole che porterà addosso la scia di eventi che lo segneranno nel profondo.
Il libro mi è piaciuto molto, non tanto per la storia quanto per ciò che mi ha svelato in merito ad Holy. Mi sono affezionata a lui come non mi è mai capitato prima… a dire il vero mi ci sono affezionata già da un po’,  dalle letture precedenti, ora ancor di più. Mi è dispiaciuto leggere alcune vicende che lo hanno riguardato, mi è dispiaciuto vederlo cadere in basso in alcuni momento… ma, avendo letto altro di lui, so già che sarà capace di cadere ancor più in profondità…
Non sono riuscita ad essere acuta quanto lui quando ha individuato il colpevole. Non so se per colpa mia o perché l’autore arriva al punto in modo affrettato e coinvolgendo poco il lettore: o mi sono persa dei dettagli importanti oppure, davvero, l’autore ha accelerato le situazioni per giungere in fretta alla fine. Nonostante ciò e per le motivazioni illustrate confermo che il libro mi è piaciuto. So che Nesbø sa fare di meglio ma mi ha aiutato a capire un personaggio che mi ha colpita e che continua ad incuriosirmi.

venerdì 26 giugno 2015

Il ghiribizzo (B. Tognolini - G. Orecchia) - Venerdì del libro

Ieri l'ometto di casa ha compiuto otto anni. 
Nel pensare a questi otto anni vissuti insieme mi sono venute in mente tante, tantissime immagini del mio ometto... comprese alcune di momenti difficili che abbiamo vissuto (e per fortuna superato) quando era piccino. 
Ad otto anni dalla sua nascita, l'immagine che più di frequente ho davanti agli occhi di mio figlio è ... sua con il suo Ghiribizzo accanto!

Eh si, perché da quando abbiamo comprato e letto il libro di Tognolini (con illustrazioni di Giulia Orecchia) Il Ghiribizzo... è proprio questa l'immagine di lui che più lo rappresenta.

Per il Venerdì del libro non è una segnalazione originale visto che ne ha parlato anche mamma Claudia prima di me: è proprio merito suo se mi sono lasciata incuriosire, fino a comprarlo. Il mio ometto ha molto gradito, si è rivisto un bel po' nel protagonista ed ha anche sorriso leggendo le avventura di Mattia e del suo Ghiribizzo.
Chi sarà mai questo Ghiribizzo
Bisogna scoprirlo leggendo il libro! Posso solo dire che, come Mattia, anche Alessandro, il nostro ometto, è un bambino vivace. Vorrebbe sempre correre, non riesce a stare fermo, ogni tanto ha bisogno di alzarsi dal banco per andare a fare la pipì, difficilmente se ne sta fermo e buono senza fare niente... E' vivace. E' vivo... molto vivo, come dice l'autore di Mattia. E a volte questo è un problema visto che noi mamme (scusatemi se parlo al plurale ma credo che anche mamme di altri bambini con il Ghiribizzo vivano la stessa situazione) cerchiamo di arginare la vivacità dei nostri bimbi chiedendo loro di smetterla, di stare fermi, di evitare di correre in continuazione e tutto il resto. Insomma... quel Ghiribizzo che alimenta la vivacità dei nostri figli un pochino ci dà fastidio. Non è forse così?
Ma cosa sarebbe dei nostri ometti senza il loro Ghiribizzo?

La mamma di Mattia lo sperimenta in prima, primissima persona... ma non vi dico come.

Ebbene, mio figlio non sarebbe lui se fosse diverso... è scontato quello che dico ma non sarebbe Alessandro se stesse fermo e buono, se non avesse la necessità di correre continuamente dietro ad un pallone, se non approfittasse di ogni spazio per correre o per muoversi. 

Sarebbe... un altro... Ed io, a ben pensare, un altro Alessandro, diverso dal mio, proprio non lo vorrei. Non sarebbe lui! Certo, vanno cercati dei compromessi, degli equilibri... perché non si può esagerare ne' in un senso ne' in un altro... non si può pretendere di cambiare un bambino, di cacciare il suo Ghiribizzo di casa. No, questo proprio no. Ed oggi, ad otto anni ed un giorno, mi sento proprio di dire di essere orgogliosa di avere nella mia vita un bambino vivace, intelligente, solare e sereno come il mio... se poi ogni tanto corre quando non dovrebbe, se a scuola non riesce a starsene quattro ore seduto, se ha bisogno di scaricare la sua energia muovendosi... bhè.... lasciamolo fare... ha tutta la vita davanti per "moderarsi", per cercare il suo equilibrio restando sempre se stesso e per chiedere al suo Ghiribizzo di moderarsi a sua volta. Se ha voglia di correre... corra pure.

Anzi, sapete cosa vi dico, corro anche io con lui... fino a perdere il fiato! 

***

Il Ghiribizzo 

Bruno Tognolini - Giulia Orecchia

Motta Junior

12.00 euro

mercoledì 24 giugno 2015

L'isola delle farfalle (C. Bomann)


L'isola delle farfalle è uno di quei libri che mi sono stati regalati a Natale in occasione di uno scambio di libri che ho lanciato tra amici.
A ben pensare è l'ultimo – di quel pacchetto di libri ricevuto in dono – che ho letto.
A sei mesi da Natale, finalmente l'ho preso in mano e mi ha tenuto compagnia in questi giorni.

Sapevo, dalla presentazione che avevo letto, che si trattava di una storia romantica con ambientazione d'altri tempi e fino a qualche settimana fa sentivo che non era il momento giusto per lasciarmi andare al romanticismo, presa com'ero da gialli, thriller e così via discorrendo. Poi il momento giusto è arrivato.

Devo ammettere che all'inizio mi è sembrato un libro un po' lento, quasi come se la storia girasse a vuoto. Poi ho iniziato ad entrare nel personaggio e ad appassionarmi alla lettura.
Diciamolo subito: non è uno di quei romanzi che metterei nella lista degli “indimenticabili” ma sicuramente tra le letture piacevoli.

La storia viene narrata su due piani temporali che si distanziano di 120 anni l'uno dall'altro.

Diana è la protagonista di oggi che si trova ad indagare su un segreto di famiglia della cui esistenza viene a conoscenza quando la sua unica antenata vivente, la zia Emmely, è sul letto di morte.
A lei, quale ultima discendente della famiglia, viene affidato il compito di scoprire il segreto fino ad allora conservato dalla zia. Dovrà mettere insieme degli indizi – questo mi ha fatto un po' sorridere... perché mi è sembrato un tantino assurdo che la zia Emmely affidasse indizi ad un maggiordomo (al quale il segreto era stato rivelato) e che a lui spettasse mettere a disposizione di Diana gli indizi nell'ordine giusto per poter arrivare alla fine del percorso. Una sorta di caccia al tesoro che, onestamente, mi ha lasciata un po' perplessa.
A parte questo...
L'altra protagonista è Grace, la bis-bis nonna di Diana, che è la vera protagonista del libro almeno secondo me.

Mentre Diana va avanti con le sue ricerche (e pure con la sua vita), nel capitolo successivo si torna a 120 anni prima svelando, di fatto, ciò che Diana è sul punto di scoprire.

Il segreto di famiglia è legato a Grace ma ovviamente non ho alcuna intenzione di svelarlo.

Posso dire che Grace ha una sorella che si chiama Vittoria, che con suo padre Hanry e con sua madre Claudia si trovano ad essere eredi di una piantagione di té, a seguito della morte dello zio Richard, fratello di Hanry.
Per mettere bene a fuoco i legami di sangue tra i vari personaggi ammetto di aver preso carta e penna... ho fatto il classico schemino, giusto per avere chiarezza fin da subito....
Accanto a loro ruotano altri personaggi importanti che avranno un ruolo fondamentale nei vari passaggi della storia.

Mentre Diana cerca di dare un senso ai vari indizi che trova mettendoli nel giusto ordine, viene raccontata la sua storia che, se devo essere onesta, non mi ha presa più di tanto e mi è sembrata un tantino scontata negli sviluppi e nell'epilogo. Molto di più mi ha coinvolta la figura di Grace, complice anche il fatto che fosse vissuta in un'epoca ed in un'isola molto particolari, alla fine del 1800.

Discendente di buona famiglia, è lei l'erede predestinata della piantagione che suo zio ha lasciato a suo padre. Ma Diana scopre che non lo diventerà mai in quanto diseredata da suo padre.
Come mai?
Cosa può essere successo per arrivare a tanto?
E' attorno a tale interrogativo che si snoda quel segreto che viene svelato – secondo il mio parere in modo un tantino frettoloso – alla fine del libro.
Ero cerca che la fine sarebbe stata un po' rapida... dalla mole di pagine lette e da quella che mi restava da leggere mi ero chiesta come si potesse avere uno sviluppo dell'intricata situazione in così poche pagine...
Così è stato. Finale veloce e, per fortuna, con interessanti sorprese.
La storia di Diana è tantino scontata, meno quella di Grace che, nonostante il finale frettoloso, mi è piaciuta.

In conclusione, romanzo piacevole, non “indimenticabile” ma gradevole da leggere. Probabilmente perché letto nel periodo giusto.

Ps. nella prima parte del libro c'è un particolare che mi è piaciuto poco. Il fatto di riportare spesso, molto spesso, i pensieri di Diana (perché all'inizio è quasi esclusivamente di lei che si parla) scrivendo la frase come se fosse un dialogo ma precisando poi “...pensò Diana”... “si disse Diana”... “...considerò tra sé” mi ha un po' infastidita. Ecco, sono la solita pignola... ma che ci posso fare? 
Cercando in rete ho anche trovato la copertina originale... Diversa da quella italiana, ancora più romantica, piena di rosa... Sulle prime ho pensato che mi piacesse di più di quella che ho avuto tra le mani io... ma ora che ho finito di leggere il libro penso l'esatto contrario. 

venerdì 12 giugno 2015

Cosa ti manca per essere felice? (S. Atzori) - Venerdì del libro

Questa volta, per questo Venerdì del libro, propongo un libro che non ho ancora terminato di leggere... e non è da me visto che di solito evito di parlare di libri che sono in lettura visto che una delusione potrebbe essere sempre dietro l'angolo... e fino a che non sono arriva all'ultima pagina non mi va di sbilanciarmi.
Ma c'è sempre un'eccezione.
Per me lo è, questa sera, il libro di Simona Atzori "Cosa ti manca per essere felice?".
Un titolo che è tutto un programma.
Una copertina che cattura.
Una storia che rapisce e che trasmette positività ed una gran voglia di vivere.

Questa volta la mia recensione sarà diversa dal solito. Vorrei parlare di questo libro riportando alcuni passaggi che mi sono rimasti dentro.

Spesso i limiti sono in chi ci guarda, non in noi. Fu un bene comprenderlo così presto, perché da quel momento in poi non lasciammo a nessuno la possibilità di limitare il nostro modo di vivere e di intendere la vita. I limiti li abbiamo sempre lasciati volentieri agli altri: noi abbiamo avuto altro da fare.
Mi sono sempre sentita completa così. Togliere le protesi mi ha fatto sentire libera e ancora più felice di essere come sono. Io sono stata disegnata così.
Cominciai la battaglia tra ciò che sentivo di essere e ciò che, invece, dovevo inevitabilmente vivere. Cercavo me stessa negli altri e non trovavo nulla: mi sentivo intimamente diversa. Non volevo essere uguale a nessuno, volevo essere me, ma la diversità può fare anche molto male. Fa soffrire perché agli altri fa paura.
Credo che il profondo sconforto che deriva dal sentirsi falliti si insinui quando non si apprezza il percorso, quindi tutti gli sforzi, la fatica, i sacrifici non valgono niente se non si ottiene quel risultato. Magari, semplicemente, eravamo fatti per altro. Io credo nel destino. Del percorso per andargli incontro, però, dobbiamo occuparci noi. Siamo noi a disegnare la strada. Tracciare una curva non significa che abbiamo sbagliato qualcosa. Forse dovevamo fare un giro più lungo per scoprire altre cose. O, magari, era giusto così fin dall'inizio, e tutto il tragitto percorso doveva portarci lì.
Basta così. Credo di aver proposto già molto.
Il libro è un racconto di vita che si somma a considerazioni che Simona, oramai diventata donna, fa alla luce della sua maturità. Una donna che ha sempre affrontato la vita a testa alta e con il sorriso, che lungo il percorso ha avuto momenti di rallentamento ma che si è sempre rialzata anche dopo una caduta. Una donna che ha avuto accanto a se persone importanti, che hanno fatto la differenza e che non è così scontato avere. Perché davanti alle difficoltà non tutti reagiscono pensando che non è vero che non possano esserci dei limiti (ce ne sono in ognuno, lo credo anche io), ma che limiti ci siano per essere superati. 

Ho comprato questo libro a mia madre, per la festa della mamma.
Io ho conosciuto Simona anche se, lo ammetto, ne ho un lontano ricordo. Venne nella mia zona anni fa ed io ero presente in veste di giornalista. Devo dire che ho rimosso per molto tempo quella conoscenza, risvegliata quando ho visto quella copertina così "leggera", spensierata.
Ho preso in mano questo libro in un momento di relax: non avevo in borsa il mio, lasciato a casa per distrazione (porto sempre con me qualche cosa da leggere) e non sono riuscita a staccarmene. Mi mancano una cinquantina di pagine ma stavolta non ho dubbi: è un libro che merita di essere letto senza riserve.

Mi sono fermata a riflettere un bel po' tra un capitolo e l'altro... e il titolo del libro mi rimbomba in testa insieme all'immagine di una ballerina leggiadra, sorridente, libera... Quella ballerina è Simona!

venerdì 5 giugno 2015

Il cavallino e il fiume (G. Favaro - S. Fantus) - Venerdì del libro

Per questo Venerdì del libro vorrei proporre un libro un po' particolare scoperto in biblioteca. Si intitola Il cavallino e il fiume, fa parte della collana Storiesconfinate ed è stato realizzato nell'ambito del progetto Fiabe nella valigia.
Si tratta di un progetto realizzato dalla Provincia di Milano con il Centro COME.

Il Centro COME è un servizio della cooperativa sociale "Farsi Prossimo", promossa dalla Caritas ambrosiana, che opera dal 1994 per promuovere l'integrazione sociale, culturale e il benessere individuale dei bambini e dei ragazzi stranieri immigrati in Italia, l'inserimento educativo e scolastico degli alunni che vengono da lontano, lo scambi e la valorizzazione delle biografie personali, dei riferimenti culturali e delle lingue d'origine, la tutela delle situazioni di vulnerabilità attraverso l'attenzione alla storia di ciascuno, alla cura e alla relazione.
Il progetto si propone di far circolare tra i bambini storie che arrivano da Paesi diversi affinchè non solo possano conoscere e, di conseguenza, conoscere una cultura diversa dalla propria, ma anche per permettere ai piccoli lettori di immergersi con la fantasia in realtà a loro più o meno lontane.

Viene proposta una storia che viene dalla Cina ma da quanto ho capito sono stati realizzati anche libri che raccontano storie che arrivano dall'Egitto, dall'Albania, dal Perù, dalle Filippine ed altre ancora. 
Un puledro inesperto si trova davanti ad un grande problema: deve attraversare un fiume ma non sa come fare. Sarà grazie ad una piccola disavventura che imparerà una grande lezione

Il libro è molto particolare visto che è in cartoncino e non ha vere e proprie pagine: si apre a fisarmonica e da un lato viene proposta un'immagine lunga lunga che altro non è se non l'illustrazione di quanto raccontanto mentre dall'altra il testo viene proposto con tanto di traduzione in cinese accanto.

E' un'edizione bilingue edita da CARTHUSIA. Prima di proporre il racconto vengono date delle informazioni sulla cultura cinese in merito ad aspetti che riguardano il Paese, la lingua, e qualche curiosità dall'Oriente.

All'inizio della storia si dice anche: "Sai come si scrivono in cinese i nomi dei quattro protagonisti del racconto?" e vengono mostrati i relativi caratteri con tanto di pronuncia... Forte!!!