sabato 25 giugno 2016

La ragazza nella nebbia (D. Carrisi)

Carrisi è un autore che ha saputo conquistarmi. Ogni volta dimostra di conoscere molto bene i meccanismi di cui parla e questo, sommato al suo stile di scrittura e alla sua inventiva, ha avuto un effetto catalizzatore su di me.
Oramai considero Carrisi una garanzia.
La ragazza nella nebbia è il suo quarto libro che leggo dopo L'ipotesi del male, Il suggeritore e Il tribunale delle anime.

La storia si apre con la figura di un uomo che appare smarrito, dopo un incidente stradale da cui è fortunatamente uscito illeso, ma che porta addosso segni di qualche cosa di inquietante: sangue.
Non il suo. E' sotto shock e non sa spiegare (o non vuole?) quello che gli è accaduto.
Quell'uomo è Vogel, l'agente speciale Vogel, che viene condotto al cospetto di uno strizzacervelli che deve cercare di capire cosa possa essergli successo.
Inizia qui il racconto. Un racconto che viene strutturato con continui salti temporali ben concepiti, che non fanno perdere il filo, anzi.
Carrisi racconta la storia di una scomparsa: quella di una ragazzina di sedici anni, Anna Lou.
La comunità è sconvolta, la famiglia è sconvolta. 
Vogel è incaricato di risolvere il caso.
Più che di trovare Anna Lou Vogel cercherà il colpevole. A tutti i costi. E' viva in lui una precedente esperienza poco felice nella ricerca di un colpevole a tutti i costi per cui ha bisogno di redimersi agli occhi del grande pubblico prima ancora che dei suoi superiori.
Si servirà di tutti i mezzi che conosce per arrivare al risultato. Della stampa in particolare. Darà in pasto alla stampa un mostro.
La giustizia non fa ascolti. La giustizia non interessa a nessuno. La gente vuole un mostro... E io le do quello che vuole. 
Non si trovano prove. Solo indizi e idee, ipotesi, possibilità. Basta questo per iniziare a tormentare qualcuno, fatto passare per mostro? Lo è veramente?
 
In questo libro ho fatto fatica a trovare il buono.
Perchè i personaggi principali buoni non sono, anche quando dovrebbero esserlo per i ruoli che ricoprono.

Dalla storia emergono i perversi meccanismi che portano alla creazione di un mostro e che portano a dimenticare in fretta la vittima. Anna Lou passa in secondo piano davanti al mostro che emerge dalle indagini. Il lettore viene portato per mano fino alla fine della storia con un ritmo incalzante. 
In tanti passaggi non ho potuto fare a meno di pensare a fatti di cronaca dei nostri tempi. L'accanimento mediatico, i carnefici-non carnefici, le indagini impantanate e quelli che i media definiscono colpi di scena. Carrisi insinua parecchi dubbi nel lettore non solo in riferimento alla storia inventata di Anna Lou ma anche, e soprattutto, alla realtà. Quella realtà di cui conosce bene i meccanismi per via della sua formazione e della sua esperienza.

Emergono personaggi a dir poco diabolici, uno in particolare.
Ne emerge uno che resta nell'ombra fino alla fine e rispetto al quale, a dire il vero, credo che si sia fatta una forzatura sul finale. 

Forse è il finale il punto debole di una storia che mi ha comunque catturata, appiccicata alle pagine. Un finale un po' forzato ma non posso dire di più per non togliere il gusto della lettura. 

Ho provato una profonda indignazione per la facilità con cui si tende a dimenticare la vittima, sacrificandola sull'altare dell'audience e dello scoop. E non solo per Anna Lou. No, ho pensato a tanti casi di cui si sente parlare al telegiornale sui quali vengono montate ore ed ore di trasmissioni televisive che, spesso, somigliano ad un grande circo le cui tende vengono montate e rimontate altrove, quando arriva un caso nuovo, più intrigante ed interessante. Purtroppo capita.

E poi le modalità con cui vengono portate avanti le indagini: anche qui credo - e spero - che Carrisi abbia fatto delle forzature altrimenti siamo proprio alla frutta.

Carrisi non fa emergere in modo immediato la personalità dei protagonisti ma la lascia assaporare pian piano fino alle ultimissime pagine: la storia ha una svolta nelle ultime venti pagine tanto che ad un certo punto, avendo tra le mani un tomo di 373 pagine, mi sono chiesta "...ma come farà a proporre un finale credibile in così poche pagine?". 
Qualche indizio Carrisi lo ha lasciato disseminato lungo il cammino lasciando intuire il finale. 
Un finale che a ben vedere è doppio, prevedibile in parte ed in parte un po' forzato perchè legato - probabilmente è questo - ad una figura che emerge poco dalla narrazione.

E' comunque un libro che consiglio agli amanti del genere e che mi ha fatto piacere leggere (per quanto possa far piacere leggere la storia di una ragazzina scomparsa....).

Con Carrisi partecipo alla terza tappa della Challenge Le Lgs sfidano i lettori, per l'obiettivo n. 2: un libro con una donna raffigurata in copertina.

giovedì 23 giugno 2016

Keep calm e diventa mamma (S. Redana)

Non amo leggere gli e-book. Chi mi segue lo sa. Lavorando tutto il giorno davanti allo schermo di un computer l'idea de mettermi a leggere davanti ad un altro schermo, seppur più piccolo, non mi aggrada. E' il libro cartaceo che mi rilassa, con gli e-book sento di fare più fatica.
Ogni tanto, però, per non sentirmi fuori dal mondo telematico, me ne concedo qualcuno e scelgo letture leggere, non troppo impegnative.

Questa volta ho letto Keep Calm e diventa mamma, della mamma blogger Simona Redana.
E' scritto da una donna pertanto mi permette di partecipare alla terza tappa della Challenge Le Lgs sfidano i lettori, per l'obiettivo n. 1: libro scritto da un'autrice. Ringrazio la casa editrice per avermi dato la possibilità di leggerlo e sorridere un po'!
Ho iniziato a leggerlo come by pass tra una tappa e l'altra e la fortuna ha voluto che avesse le caratteristiche necessarie per rientrare nella tappa di Baba della Challenge. Meglio così.

Dal blog al libro: questo è il percorso che ha portato - se non ho capito male - alla stesura dell'e-book in oggetto. L'autrice racconta la sua esperienza di madre. O meglio, racconta le fasi che l'hanno portata ad essere moglie (la storia ha inizio con il racconto tragicomico del suo matrimonio) per arrivare in fretta alla maternità.
Una maternità che arriva quasi tra capo e collo e che la coglie impreparata. Eh si, non è così convinta di questo suo prossimo ruolo di mamma. Da qui il racconto del periodo della gravidanza, proposto con ironia, dando voce alle paure che - troppo spesso - vengono mascherate con un'aurea di perenne dolcezza e felicità solo per il fatto di avere un esserino in pancia. 
Eh no. Simona sa bene che essere in attesa vuol dire avere dei fastidi, veder montare delle paure che possono diventare anche dei macigni per arrivare, poi, alla svolta: alla nascita di un bambino o di una bambina e alla nascita di una mamma. 
Anche quando non si riesce ad essere partecipi come il mondo vorrebbe alla felicità insita nello stato di gravida e di futura mamma, poi arriva il momento in cui si realizza ciò che accade.
...lasciate che zia Simona vi sussurri una cosa nell'orecchio: l'amore arriva, arriva sempre. Immediatamente, dopo qualche minuto, dopo una manciata di mesi, ma arriva. 
Ognuna ha il suo modo di essere, le sue convinzioni, le sue paure e fragilità ma l'amore arriva. Dopo il suo racconto ironico, le frecciatine, il mettersi a nudo mostrando le sue debolezze ed i suoi timori, Simona rassicura tutte le lettrici con una conclusione tenera a colma d'amore.

E' un libro che si legge in fretta, rapido e diretto. E' il racconto di una blogger diventato libro: questo c'è da aspettarsi. Può essere un modo per guardare alla maternità con occhi diversi e divertirsi un po'. Simona fa le sue considerazioni a voce alta e rende i lettori partecipi del suo cammino verso la matermità.Chi ha paura di non essere all'altezza, chi non riesce proprio a sentire l'istinto materno, chi ha la repulsione per cacche e ruttini sa di non essere sola. Simona docet!

mercoledì 22 giugno 2016

Le Lgs sfidano i lettori. Part Two!

Ci siamo. Oggi è iniziata una nuova tappa della Challenge proposta dalle Lgs. Ne sono contenta perchè avevo voglia di novità, di cambiare gli stimoli in fatto di scelta delle letture ma, allo stesso tempo, mi dispiace un bel po' perchè vuol dire che altri tre mesi se ne sono andati in fumo, alla velocità della luce!

Mi sono divertita nella prima tappa ed ho continuato a divertirmi nella seconda. Nei primi giorni di avvio della tappa c'è stata la caccia ai titoli - come sta avvenendo oggi, con l'avvio della terza - e, concluso il primo giro di obiettivi, è stato un piacere aggirarmi per biblioteche alla ricerca dei libri adatti.

Mi sono accorta di aver un po' influenzato anche mia figlia. Le ho parlato della challenge (è una bambina molto curiosa, ancor di più quando ci sono di mezzo i libri) e mi ha chiesto un sacco di chiarimenti su come funzionasse. Mi ha anche aiutata a scegliere qualche titolo, a dire il vero! 

L'obiettivo a cui ho partecipato con il maggior numero di letture - è stato il più facile per me - è stato quello di libri che non raffigurassero persone in copertina. Sulle ultime uscite non ho brillato: non amo molto leggere libri appena usciti, di solito li lascio decantare un po' però ho fatto comunque la mia parte.

Grazie agli stimoli che mi sono arrivati dalla challenge ho avvicinato libri che, probabilmente, non avrei mai preso in considerazione. E credo che questo sia il merito principale della gara. Gara, sì gara. Perchè anche se va presa con il giusto spirito, pur sempre di gara si tratta. Ci sono delle regole da rispettare, dei tempi, delle modalità. E, soprattutto, ci sono delle lettrici che hanno messo a punto tutto il meccanismo - le Lgs - che sono davvero contenta di aver conosciuto, anche se solo virtualmente.

Le tante letture che ho proposto per la challenge mi hanno anche permesso di fare progressi con il Barattolo del Sorriso. Avevo dato conto dei progressi tre mesi fa ed ora eccolo qui:
Già bello pieno (forse l'anno prossimo sarà il caso di prenderne uno più grande!), ha qualcuno che gli fa compagnia.
Si tratta del Barattolo del Sorriso di mia figlia: anch'esso ha fatto dei progressi anche se con la scuola e le attività sportive di tempo per leggere ne ha avuto poco.
...e l'ometto di casa? Come se l'è cavata? Un paio di mesi fa ha voluto la sua Scatolina del Sorriso che ha già qualche bigliettino al suo interno. Non male, conoscendo mio figlio... Lui ama correre e giocare, avere una palla ai piedi ed una bici a portata di mano. Nonostante ciò si è dedicato alla lettura e credo proprio che continuerà a farlo visto che la maestra gli ha consigliato alcune letture per le vacanze estive.
Ecco la sua scatolina:
Ecco, è tutto. Non male, no?
Ed ora via alla terza tappa della Challenge. Baba, arrivo!!!!

martedì 21 giugno 2016

La danzatrice bambina (A. Flacco)

Non è un romanzo. E' una storia vera.
Zubaida non è una bambina frutto della fantasia di un autore. E' una bambina. Ora è più grande ma all'epoca dei fatti era una bambina e tutto ciò che le è capitato mi ha fatto rabbrividire.
Quanto dolore, quanto smarrimento e quanta forza deve aver provato quella povera creatura ridotta in un tizzone ardente a seguito di un incidente quanto aveva poco meno dell'età di mia figlia!
Quanta paura deve aver avuto quella creatura quando ha capito che il fuoco la stava divorando. 

Ho preso La danzatrice bambina in biblioteca, in presto, senza voler conoscere nulla della trama. Mi piaceva quella bambina con quegli occhioni scuri in copertina e l'ho messo assieme ad altri due sul tavolo del bibliotecario. Prestito registrato e arrivederci.

Ho letto gli altri due e questo era rimasto lì, ad attendermi.

Ero stata attirata dal titolo, lo ammetto, perchè utile per partecipare alla Challenge Le Lgs sfidano i lettori
Poi quegli occhini mi hanno dato il colpo di grazia. 
Avevo pensato di usarla come lettura adatta per l'obiettivo che prevedeva un libro con un mestiere del titolo ma poi mi sono resa conto che si tratta di un libro premiato, con il Premio Selezione Bancarella 2007 ed ho deciso di usarlo per questo, di obiettivo. Merita proprio che venga sottolineato che ha vinto un premio. Davvero lo merita. Ed ho cercato a tutti i costi di terminare la lettura in tempo per proporlo come ultimo libro della tappa di Daniela perchè, davvero, non è un libro che non lascia indifferenti e invita ad ampie riflessioni.

Come dice l'autore nei ringraziamenti, in questa storia, il cattivo è la tanica di liquido infiammabile che scoppia ai piedi di una splendida bambina che ama la musica, cantare e danzare. 
Tutti gli altri, tutti coloro che incontreranno questa bambina da quel tragico momento in avanti, sono persone che le hanno dedicato tempo ed amore, attenzioni ed impegno. Dottori e non solo, spinti da doveri professionali ma, soprattutto, da una profonda umanità.

Quando Zubaida (o quel che resta di lei) viene presa in braccio da suo padre per cercare aiuto, per salvarle la vita che si sta lentamente spegnendo, inizia per lei un lungo calvario. Non viene lasciata morire - la cultura di quel posto (vive in un piccolo villaggio dell'Afghanistan) non mette sullo stesso piano la vita di una bambina con quella di un bambino maschio - ma si lotta per la sua vita. 
Il primo a lottare è suo padre che mette a repentaglio ogni equilibrio familiare e sociale pur di dare a sua figlia un futuro. 
Lotta lei, con quei suoi occhioni vigili ed attenti seppur imprigionata in un corpo che non può più essere chiamato tale, tante sono le trasformazioni che il fuoco ha provocato. Lotta con tutte le sue forze anche quando il dolore la sovrasta, la opprime, la annulla.
La tenacia di suo padre crea le condizioni per un miracolo. Lui, un musulmano, si trova a chiedere aiuto agli Altri, ai nemici, per salvare la vita di sua figlia. Per di più, in un periodo storico in cui gli equilibri tra Nazioni sono messi a dura prova da tragici eventi. La storia di Zubaida inizia nel 2001, quando ha nove anni e mezzo. 
All'incirca nello stesso periodo in cui Zubaida si ustionò, arrivarono negli Stati Uniti gli ultimi membri del gruppo di diciannove kamikaze islamici e iniziarono il loro training finale in vista dell'attacco dell'11 settembre.
E' questo il contesto in cui Mohammed Hasan, suo padre (un musulmano che non condivideva affatto il fanatismo dei fondamentalisti) va a chiedere aiuto a medici di un piccolo insediamento militare statunitense. Sa di correre un grande rischio, sono passati alcuni mesi dal tragico incidente di sua figlia e nessuno è stato capace di aiutarla. Prova il tutto per tutto.

Qui accade l'inimmaginabile. Seppur consapevole di come musulmano venisse abbinato a terrorista, a kamikaze, Hasan non si perde d'animo e tenta il tutto per tutto. 
Ha fortuna.
Il soldato che li incontra sarà l'aggancio di Zubaida con il suo futuro. Un futuro di vita, non di morte.
  
Guardò di nuovo Zubaida. Oltre quel corpo esile e quell'espressione ferita, (il soldato) lesse un lampo di orgoglio che testimoniava la sua voglia di vivere. Capì che non sarebbe riuscito ad andarsene abbandonando la piccola al suo destino. "Venite con me" disse, prendendo l'uomo per il braccio e, contravvenendo agli ordini, gli fece cenno di seguirlo. Anche se gli fosse costato una promozione o un periodo in cella di rigore, non se la sentiva proprio di voltare le spalle al bagliore di vita che avevano gli occhi di quella bambina.
Da questo momento in avanti, da questo incontro passando per tutti quelli che verranno, quell'anonima bambina di un villaggio dimenticato da Dio e dal mondo, diventerà un caso.
Solidarietà, altruismo e un susseguirsi di emozioni faranno da cornice ad un lungo periodo di sofferenza ma anche di speranza per quella bambina. Sola, in un Paese straniero (e, secondo il sentire comune, nemico), sempre più lontana dai suoi affetti, a contatto con una cultura nuova e strana per lei,  Zubaida farà i conti con la sofferenza del corpo e dello spirito prima di trovare un equilibrio. E prima di poter anche solo immaginare di tornare a danzare.

E' un libro che consiglio caldamente. La prima persona a cui lo consiglierò sarà mia madre, che ama le storie vere ed è molto sensibile su questo fronte. Sono contenta di aver conosciuto la storia di questa bambina: mi ha fatto soffrire, commuovere, riflettere. Mi ha fatto capire quanto possano essere diverse le culture di diverse parti del mondo ma anche quanto l'umanità, la solidarietà e l'amore possano essere potenti, senza muri e senza barriere di sorta. Su tutto, la grande voglia di vivere di una bambina che non ha nessuna intenzione di arrendersi. Mai.

lunedì 20 giugno 2016

Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare (L. Sepúlveda)

A dire il vero non è proprio il gatto che insegna a volare alla piccola gabbianella. Eh si, è proprio così. Il legame di cui si parla è il loro, quello del gatto Zorba e della gabbianella Fortunata, ma non è proprio il gatto che le insegna a volare, nonostante i tanti tentativi! O, per essere precisi, non solo lui visto che dei meriti comunque li ha.

Ho iniziato a leggere il libro Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare assieme ai miei figli, come lettura della buonanotte. Un capitolo a sera. Ultimamente, però, impegnati come sono con un campo estivo in fattoria, stanchi morti come si ritrovano la sera, la lettura l'ho terminata da sola perchè non riusciamo proprio a leggere qualcosa insieme, di sera, causa sonno. 

Zorba è un bel gattone nero che trova un uomo. Un uovo di gabbiano. Non è solo: è accanto alla sua mamma morente. A lei, consapevole di essere in punto di morte, Zorba promette che coverà l'uovo con amore, che non mangerà il piccolo gabbiano che nascerà e... che gli insegnerà a volare.
Ok covare l'uovo. Ok non mangiare il piccolo (che poi si rivelerà essere una piccola) ma come si fa ad insegnare ad un gatto a volare?

Quella che viene raccontata è una storia di amicizia, di collaborazione, di altruismo. Protagonisti sono degli animali che danno una bella lezione agli uomini spesso impauriti dalla diversità, spesso titubanti davanti ad imprese che possono sembrare titaniche. 
 "Sull'orlo del baratro ho capito la cosa più importante"
"Ah sì? E cosa hai capito?"
"Che vola solo chi osa farlo"
Il linguaggio usato è semplice - si tratta di una lettura consigliata per giovani lettori - e scorrevole ma ammetto che, sulla scia del grande successo avuto da questo libro, mi aspettavo qualcosina di più. Il finale è molto rapido, fulmineo, veloce. Credo che meritasse un po' di approfondimento in più.

L'autore introduce tempi come l'inquinamento, il coraggio, l'amicizia e fornisce degli spunti per riflettere, a grandi così come a piccini. Però manca quel certo non so che.
Probabilmente avevo delle aspettative troppo alte visto il tam tam che si è alimentato attorno a questa storia.

Bel formato, questo va detto: cartonato, bella copertina, si presenta molto bene. 

E' una storia tenera ma ci si deve avvicinare a queste pagine senza troppe pretese per poterlo archiviare come un bel libro altrimenti resta un po' di amaro in bocca come è capitato a me.
Ai miei figli la storia sta piacendo. Siamo arrivati, nella lettura con loro, al punto in cui i gatti devono mettere in moto il loro ingegno per aiutare Fortunata perchè, da soli, non ce la fanno. Parlo al plurale perchè Zorba mette in campo un bel gioco di squadra coinvolgendo anche i suoi amici felini e facendo passare loro che la parola data alla gabbiana in punto di morte coinvolga tutti.

Con questo libro partecipo alla Challenge Le Lgs sfidano i lettori.
Per la seconda tappa propongo questa lettura per il raggiungimento dell'obiettivo n. 6: un libro nella cui cover non siano raffigurate persone.

domenica 19 giugno 2016

Il tempo che vorrei (F. Volo)

Ho letto Il giorno in più di Fabio volo sei anni fa. Per sei anni non ho proprio sentito l'esigenza di leggere altro di suo fino a quando, la settimana scorsa, ho voluto riprovarci ed ho preso in prestito Il tempo che vorrei.
Il titolo fa ben capire la possibile trama: ho subito immaginato che il o la protagonista avesse la necessità di recuperare tempo perso con qualcuno o per qualcosa. 
Ed è stato così.

Lorenzo, il protagonista, vorrebbe il tempo di recuperare il rapporto con suo padre e quello di riportare con sè la donna che ama e che, ora, sta per sposarsi con un altro.
La storia di Lorenzo può essere una storia molto comune: nato in una famiglia modesta, dalle modeste capacità economiche, Lorenzo ha avuto un padre sempre troppo distante. Sempre troppo stanco per il troppo lavoro. Sempre alle prese con i debiti. Nessuna comunicazione tra i due, nessun gesto gentile. Tutto ciò si è tradotto in un carattere incapace di donare amore, incapace di amare ed anche di farsi amare. Un carattere chiuso, schivo, in un uomo di poche parole che perde la donna che ama per la sua incapacità di relazionarsi con lei come vorrebbe.

Ora Lorenzo è ad un bivio: con suo padre e con lei, la donna che ha amato e che non chiama mai per nome fino all'ultima pagina del libro.

E' un libro che scorre e, pur essendo piuttosto scontato in più passaggi, mi ha riservato un finale che non mi aspettavo. Scritto senza usare un linguaggio troppo ricercato, in perfetto stile Fabio Volo, mi ha colpito particolarmente nella descrizione del suo rapporto con suo padre. Credo che molti potrebbero ritrovarsi in quella stessa situazione. Anche i miei figli, forse... con un padre che è un gran lavoratore, che fa fatica a dimostrare a parole il suo amore per loro ma che lo dimostra ogni giorno in tutto ciò che fa per la sua famiglia, avaro di parole ma non di sentimenti. 
Il punto di vista di un figlio, di Lorenzo, mi ha fatto pensare che potrebbe anche essere il mio di punto di vista, a dire il vero. Anche mio padre si è sempre spezzato la schiena, ha sempre lavorato molto e spesso mia madre era sola a risolvere le situazioni quotidiane. Anche io a volte faccio fatica a dirgli che l'amo... Ho trovato dei punti di contatto, ecco, questo volevo dire. La situazione di Lorenzo e di suo padre, poi, evolve in una certa direzione ed è la loro storia, questo è evidente, ma ci ho letto qualche cosa di familiare in quelle parole.
Quand'ero piccolo volevo giocare con lui, però il suo lavoro lo portava sempre via. Lo ricordo soprattutto in due situazioni: mentre si preparava per andare a lavorare o mentre riposava stravolto dal lavoro. In ogni caso dovevo aspettare, io arrivavo sempre dopo. Mio padre mi è sempre sfuggito, e ancora oggi è così. Prima me lo portava via il lavoro, ora pian piano me lo sta portando via il tempo, un avversario con cui non posso misurarmi, con cui non posso competere.
E poi lei, quel noi che non esiste più per lei e Lorenzo fino a che lui non decide di fare un ultimo tentativo, di provare a dirle tutto ciò che non è stato capace di dirle sulla porta di casa, nel giorno in cui l'ha lasciato. Lei attendeva parole che non sono mai arrivate, fino a quel momento.

Queste sono le due storie che si intrecciano anche nella narrazione, senza mai disturbarsi o distogliere l'attenzione del lettore.

Ho anche apprezzato i riferimenti alla lettura, al piacere della lettura che Lorenzo scopre grazie ad un amico. Sono riportati anche titoli di libri, citazioni... Che sia stato un modo per "arruffianarsi" un po' con chi ama leggere?
Non voglio insistere, però sappi che leggere mette in moto tutto dentro di te: fantasia, emozioni, sentimenti. E' un'apertura dei sensi verso il mondo, è un vedere e riconoscere cose che ti appartengono e che rischiano di non essere viste. Ci fa riscoprire l'anima delle cose. Leggere significa trovare le parole giuste, quelle perfette per esprimere ciò a cui non riuscivi a dare una forma. Trovare una descrizione a ciò che tu facevi fatica a riassumere.
 (...)
Non importa se il lettore è giovane o vecchio, se vive in una metropoli o in un villaggio sperduto nelle campagne. Così come è indifferente se l'argomento di cui sta leggendo riguarda un'epoca passata, il tempo presente o un futuro immaginario; il tempo è relativo, e ogni epoca ha la sua modernità. E poi leggere è bello, punto. Io a volte dopo aver letto un libro mi sento sazio, appagato, soddisfatto e provo un piacere fisico.
Mha... forse. Sono comunque passaggi gradevoli. Ci si sente dire ciò che un lettore ama sentire.

Non c'è da aspettarsi un libro indimenticabile o un capolavoro ma, tutto sommato, si lascia leggere. Senza troppe pretese.

Con questo libro partecipo alla Challenge Le Lgs sfidano i lettori.
Per la seconda tappa propongo questa lettura per il raggiungimento dell'obiettivo n. 6: un libro nella cui cover non siano raffigurate persone.

venerdì 17 giugno 2016

Il casello magico (N. Juster) - Venerdì del libro

In libreria ci è stato proposto più volte mentre eravamo alla ricerca di qualche lettura adatta per mia figlia di undici anni. Alla terza abbiamo ceduto e, quando mia figlia era nel dubbio circa i libri da prendere con un buono che aveva a disposizione, ha scelto anche lui: Il casello magico di Norton Juster.

Non è una storia nuova, tutt'altro: nonostante l'edizione che abbiamo avuto tra le mani sia recente (maggio 2015) la storia è datata 1961.

Quello che viene proposto è un viaggio fantastico. Il protagonista è Milo: un ragazzino che non ha voglia di fare niente, che non riesce a cogliere alcuno stimolo ed è annoiato da tutto. Un giorno, però, all'interno della sua stanza, trova un casello magico. Un casello come quelli che si devono attraversare per entrare in autostrada. Ecco, parte così per un'avventura che lo vedrà impegnato in una importantissima missione accanto a personaggi assai bizzarri.
L'ambientazione dell'avventura è alquanto particolare: viaggia tra Dizionopoli e Abacopoli, ha a che fare con numeri, parole e suoni passando per la Valle dei Suoni e per la Foresta delle Visioni. Incontrerà personaggi molto particolari ed ognuno sarà importante lungo il suo cammino. Riuscirà a portare a termine la sua missione? Incontrerà dei pericoli? Dovrà superare delle prove? Ce la farà. E poi, alla fine, imparerà a vivere appieno la vita e a lasciare da parte la noia che è una costante delle sue giornate?

E' un viaggio molto fantasioso, su questo non ci sono dubbi. Però mi sento anche di dire che la lettura non è semplicissima e vengono introdotte parecchie divagazioni che tendono a far perdere il filo. Sull'ultima di copertina leggo che è una lettura consigliata dai dieci anni: mha... non so. Credo che mia figlia che di anni ne ha undici resterebbe un tantino perplessa davanti ai tanti cambi di scenario, alle tante vicissitudini che deviano l'attenzione dalla missione principale. Da lettrice attenta qual è, che vuole sempre comprendere ogni riga ed ogni discorso, che non legge in modo superficiale ma fa sempre un sacco di domande, sono certa che con un libro così le sue domande arriverebbero a raffica.

Non voglio dire che sia scritto male, non è questo assolutamente! E' che ci sono tante distrazioni, storie nelle storie che tendono a distrarre.

Se proprio mia figlia volesse leggerlo (cosa che prima o poi accadrà visto che l'ha comprato per sé) non glielo consiglierei con entusiasmo.

Aggiungo che la narrazione è accompagnata dalle illustrazioni di Jules Feiffer che completano le descrizioni in diversi punti.

Per questo Venerdì del libro mi piacerebbe davvero sapere il parere di chi l'avesse letto, giusto per verificare se si tratta di una mia impressione o se è un sentire comune. 

Con questa lettura partecipo alla Challenge 2016 - Le Lgs sfidano i lettori.
 Per la seconda tappa propongo questa lettura per il raggiungimento dell'obiettivo n. 2: un libro di un autore che abbia più di 60 anni. Norton Juster è nato nel 1929.

martedì 14 giugno 2016

Io e te (N. Ammaniti)

Il problema è che finisce in fretta.
Io e te di Nicolò Ammaniti finisce troppo in fretta e lascia anche qualche sospeso, parere mio.
Ma andiamo con ordine. 
Ho preso in prestito questo libro giusto ieri. Non avevo letto alcuna recensione in merito e nulla mi veniva in mente circa il possibile di quel piccolo volumetto da appena116 pagine. "Comodo da tenere in borsa" mi sono detta, visto che il formato è piccolo e leggero. Dettaglio non indifferente per chi, come me, porta il libro sempre e comunque in borsa, ovunque vada.
Invece no. Perchè l'edizione che mi è stata messa tra le mani ha evidentemente passato tante altre mani prima delle mie e le prime pagine erano del tutto staccate tanto da farmi pensare che fosse il primo libro decisamente fragile che mi capitava di leggere. 
Niente lettura in borsa. Da leggere solo a casa e con la dovuta cautela per non peggiorare la situazione.
Ok. Va bene lo stesso.
Poi la notte scorsa ho commesso un errore: quello di iniziare a leggerlo dopo essermi svegliata alle due (minuto più minuto meno) a causa di un'invasione del lettone da parte di mio figlio. A nove anni non è propriamente piccino ma non riuscendo a sopportare i tuoni che purtroppo disturbavano il suo (e non solo suo) sonno, ha chiesto asilo tra me e mio marito. Non è piccolo d'età ma nemmeno fisicamente per cui... ho capito l'antifona e l'ho lasciato a dormire con suo padre. Però il sonno era passato. Bicchiere d'acqua, controllino alla borsa per il lavoro di stamattina e... Io e te fa capolino tra gli ultimi libri presi in prestito in biblioteca e lasciati proprio accanto alla mia borsa.
Prometto, ne leggo solo un capitolo. Uno solo poi vado a dormire.
Impossibile! Eh si, perchè non ce l'ho fatta a smettere fino a che non sono arrivata all'ultima pagina.
Quello che mi ha colpita è stata la capacità dell'autore - non ho mai letto altro di suo prima d'ora - di offrire al lettore personaggi non superficiali in una storia non superficiale seppur in poche pagine. 

Lorenzo è un ragazzino strano. Non ama stare con gli altri, preferisce la solitudine e quando si arrabbia perde il controllo diventando un altro. Preferisce stare alla larga da tutti. Non provoca nessuno e non vuole essere provocato. Anzi, preferirebbe essere invisibile, dimenticato dal resto del mondo. A lui va bene così. Ha sua madre, la sua casa e gli basta. 
Quando, però, viene a trovarsi in un ambiente nuovo, con nuovi compagni di classe, alle scuole superiori, e cose si complicano. E quando una sua compagna di classe invita altri tre ragazzi a casa sua a Cortina per andare sulle piste da sci, Lorenzo finge di essere stato invitato (per somma gioia di sua madre) ma non parte. Si barrica in cantina per una particolarissima settimana tutt'altro che bianca: da solo, tre piani sotto al suo appartamento, non vuole scocciature. Troverà il modo per tornare a casa senza problemi.
Ma... qualcuno fa irruzione in cantina e sconvolge i suoi piani. Si tratta di Olga, la sua sorellastra.

Stop. Non ritengo opportuno dire altro della trama. 
L'autore propone una storia nella storia e offre al lettore l'opportunità di confrontarsi con un turbinio di emozioni che i personaggi riescono a trasmettere. Sarà stato che l'ho letto a notte fonda, con un silenzio assoluto attorno a me, ma queste sono state le mie impressioni: ho sorriso, mi sono dispiaciuta, ho temuto, ho pianto. 

E' un libro intenso che mi ha catturata. 
Lascia qualcosa in sospeso, dicevo in apertura. Secondo me è così. Perchè qualche cosa di Lorenzo resta in sospeso.
Ma non dico altro e, onestamente, l'ho apprezzato comunque, nonostante ciò. 
E' una lettura che consiglio, parla di temi molto attuali e si lascia leggere senza problemi.
Credo che sia il primo libro in assoluto che leggo in una note. Un piccolo record per me!

Con questo libro partecipo alla Challenge Le Lgs sfidano i lettori.
Per la seconda tappa propongo questa lettura per il raggiungimento dell'obiettivo n. 6: un libro nella cui cover non siano raffigurate persone.

lunedì 13 giugno 2016

Il grande futuro (G. Catozzella)

Ho conosciuto Amal dopo che colui che gli ha dato voce, nel romanzo Il grande futuro ispirato alla sua vera storia, me lo aveva presentato. Amal o Alì. Perchè Amal ed Alì sono la stessa persona. E' nato e vive su un'isola in cui è in corso la guerra tra l'esercito Regolare e quello dei Neri. E' Alì in origine. Amal dopo la sua rinascita, dopo che nel suo petto ha iniziato a battere un nuovo cuore, dopo essere sopravvissuto all'esplosione di una mina ed essere stato sottoposto ad una delicata operazione. Quel cuore che ha in petto Amal è motivo di un conflitto interiore costante. 
Porta in petto un cuore cristiano, il cuore di un suo nemico. 
Pensai alla guerra che mi avevano messo nel cuore, alle due metà nemiche. Soltanto quando si sarebbero rappacificate avrei trovato la mia felicità.
Da qui ha inizio la storia di Amal. Una storia di guerra, di ricerca della fede, di amicizia, di violenza e di rinascita per arrivare ad essere una storia d'amore. Una storia molto attuale, strettamente legata alla realtà proprio perchè l'autore ha raccolto la voce di quello che per antonomasia dovrebbe essere il suo nemico e l'ha trascritta proponendola ai lettori.
Quando ho acquistato il libro, in occasione della presentazione, ho pensato che sarebbe stata una lettura piuttosto impegnativa, di quelle pesanti che scorrono piano piano.

Mi sono dovuta ricredere. Catozzella dimostra di essere un grande conoscitore dell'argomento di cui parla e rende scorrevole la lettura. Ci sono alcune parti che vanno lette con più attenzione di altre, soprattutto laddove si fa uso di termini islamici il cui significato (non sempre esplicitato) ho fatto fatica a rammentare. E non lo si può prendere come un qualsiasi altro romanzo perchè la storia di Alì non inventata. 
Quello che viene narrato è ciò che accade, anche se adattato al romanzo. L'autore, grazie anche alla sua preparazione e all'esperienza diretta, ha trovato la chiave giusta per equilibrare realtà e finzione.

Amal proviene da una famiglia povera. E' un servo. Ha incontrato l'amicizia del figlio del suo padrone anche se così non dovrebbe essere. L'amicizia è più forte di tutto, anche se c'è una certa etichetta da rispettare. Si sono promessi amicizia eterna Amal ed Amhed.
Riusciranno davvero a mantenere fede a questa promessa? La vita li cambierà... li porterà a fare delle scelte differenti e a ritrovarsi su due diversi fronti, da nemici. 

In Amal ho visto un personaggio che si mette a nudo con il lettore. Racconta se stesso, le sue aspirazioni, le sue frustrazioni, le sue certezze e le sue debolezze. E' un bambino cresciuto troppo in fretta, un ragazzo cresciuto troppo in fretta, un uomo diventato qualcuno di diverso da ciò avrebbe voluto diventare.

E' una storia che non può essere raccontata senza togliere il piacere della lettura per cui evito le fasi in cui si sviluppa la narrazione. Posso dire che mi sono appassionata alla lettura pur con tanta amarezza in corpo. Alcune situazioni mi hanno davvero irritata, sconvolta - bambine rapite per essere date in spose ai guerrieri, bambini uccisi a sangue freddo... - e mi hanno fatto riflettere su quanto poco io conosca le culture differenti dalla mia e di quanto sia difficile accettare determinate scelte. 
I guerrieri che non combattevano valorosamente provavano la shamut, presi a frustate davanti a tutti, la notte, al posto del riposo. Era ai più giovani che toccava quella sorte, ai guerrieri inesperti. 
Nell'ultimo giorno di combattimento, attentati suicidi avrebbero accompagnato le azioni di guerriglia. Il martirio avrebbe regalato il paradiso a molti. 
Jalal, un ragazzino minuto di quindici anni che faceva l'aiuto e non avrebbe mai fatto il guerriero - non ne aveva il temperamento - fu scelto dal comandante per il martirio. 
Per completezza, rinvio al mio racconto circa l'incontro con l'autore. 
Libro letto in due giorni, contrariamente ad ogni aspettativa.

Con questa lettura partecipo alla Challenge Le Lgs sfidano i lettori.
Per la seconda tappa propongo questo libro per il raggiungimento dell'obiettivo n.1: un libro pubblicato nel 2016.

venerdì 10 giugno 2016

Il viaggio di Ulisse (T. Monicelli) - Venerdì del libro

Nel 1980 le mie cuginette Barbara e Susanna mi regalarono l'edizione Giunti Marzocco. Di recente ad una bancarella mia figlia ha acquistato l'edizione più moderna, Giunti Junior: la storia è sempre quella, la storia del viaggio di Ulisse. Nell'edizione più vecchia sul titolo c'è l'apostrofo - Il viaggio d'Ulisse - che invece si modernizza nella versione recente diventando Il viaggio di Ulisse.

Più moderna è anche la presentazione. Dal sito della casa editrice:
Il lunghissimo ed emozionante viaggio dell'astuto Ulisse e dei suoi uomini, di ritorno dalla guerra, verso casa: Itaca. Un'impresa ''mitica''. Ma, si sa, stiamo parlando di tipi coraggiosi e piuttosto astuti. Nessun mostro monocolo, nessuna fascinosa sirena, nessuna maga bisbetica riuscirà a fermarli. E, alla fine, con l'aiuto di una principessa bambina ed una fata buona, anche gli ultimi ostacoli saranno brillantemente superati...
Una presentazione davvero moderna per parlare di un'opera che, seppur proposta in una versione adatta ai più giovani, è pur sempre, quanto narrato in uno dei più grandi poemi epici attribuiti all'opera di Omero.
E proprio ad Omero fa riferimento l'autore - Tomaso Monicelli - nel chiudere il suo racconto.
La storia di Ulisse, raccontata da lui stesso alla sua famiglia, fu tramandata di figlio in figlio, di generazione in generazione, di secolo in secolo, fino a giorni meno remoti a noi. La udì un vecchio poeta cantastorie che girava il mondo, e la portò per le campagne, i paesi, le città. Questo poeta era cieco e si chiamava Omero. 
Da Omero noi la togliemmo per raccontarvela. Vi è piaciuta? Se vi è piaciuta, tenetela bene a mente. E' il travagliato viaggio d'un uomo molto ingegnoso, che ha riempito dei suoi echi il mondo, e il cui ricordo si prolungherà sino alla consumazione dei secoli.
Così si conclude la storia del fiero Ulisse, re d'Itaca.
La sua storia è più che nota e non starò qui a raccontarla.
Ho riletto con piacere questo libro dopo tanti anni. Ricordo che fu una delle prime letture avventurose che lessi da ragazzina. Ora, a distanza di anni, l'ho letta con un diverso spirito critico e, soprattutto, lontano dagli obblighi scolastici che rendono sempre la lettura meno piacevole.

Al di là dei dettagli sulla storia quel che ho notato è stato un uso della punteggiatura che lascia un po' a desiderare. Sono andata a riprendere il vecchio libro per vedere se il testo fosse lo stesso identico oppure no. E' lo stesso identico, con gli stessi errori (io li considero tali) che, onestamente, a distanza di anni e nel tentativo di rendere appetibile un libro di questo tipo anche con un formato più moderno ed una copertina più moderna, avrei preferito non trovare.
Tutti entrarono, in gruppo, nella splendida casa di Circe tutti meno uno: Euricloco: che, temendo un inganno, restò fuori a spiare.
Chiunque tu sia, Dio o uomo mortale, levati dalla cenere e siedi, come siedono gli eccelsi cittadini faecesi, su una sedia di legno prezioso, E voi, ancelle, portategli cibi e bevande che egli ceni e si ristori.
Sono dettagli, ok. Ma stonano proprio.
Magari all'epoca venne scritto così, ma se si ripropone una nuova edizione, magari, alcuni passaggi si potrebbero rivedere se non altro in merito all'uso della punteggiatura. Non dico di cambiare le frasi, questo no, ma la maiuscola dopo la virgola se non è un nome proprio l'avrei evitata, almeno!
Magari è stata una scelta editoriale, quella di fare copia e incolla del testo senza andare troppo per il sottile. A me resta un po' d'amaro in bocca per questo.
Non per l'avventura, non mi riferisco ai contenuti, sia chiaro!

Con questo libro - che propongo per il Venerdì del libro di oggi - partecipo alla Challenge 2016 - Le Lgs sfidano i lettori.
Per la seconda tappa propongo questa lettura per il raggiungimento dell'obiettivo n. 5: un libro sulla cui cover sia raffigurato un mezzo di trasporto. In entrambe le edizioni compare una nave: nella più vecchia è raffigurato Ulisse in primo piano a bordo di una imbarcazione di legno, nella più recente la nave di Ulisse è alle prese con la furia del mare e con Scilla e Cariddi.

giovedì 9 giugno 2016

Pesce d'aprile (D. Spada - C. Bocci)

Cesare Bocci è un mio conterraneo. E' un attore marchigiano del quale, lo ammetto, non conoscevo la storia personale. Non ne conoscevo il coraggio, l'amore, la capacità di guardare avanti con fiducia davanti a difficoltà che, per molti, potrebbero essere insormontabili.
Quello che racconta nel libro scritto a quattro mani con sua moglie Daniela, Pesce d'aprile, è lo scherzo del destino che li ha resi più forti. Così dice il sottotitolo. 

Si tratta di un libro che ho avuto in prestito da mia madre. L'ho comprato per lei come regalo per la festa della mamma. Lo ha letto in pochissimi giorni e me lo ha portato a casa accompagnandolo con un "...bellissimo libro, bellissima storia".
Quella narrata è una storia d'amore. Di un amore profondo, che non viene intaccato nemmeno quando una tragedia si abbatte su Dany e Cesare. Anzi, viene reso più forte.
E' una storia di sofferenza, di disabilità e di tutte le difficoltà che da ciò possono derivare.
E' una storia di rinascita e di fiducia verso il futuro.

Cesare e Daniela raccontano di come si sono conosciuti, innamorati, amati. Di come è arrivata Mia a renderli una famiglia vera. E Mia era davvero piccina quando Daniela è stata colpita da un ictus post partum che le ha cambiato la vita. Ha cambiato la vita a lei così come al suo compagno. Ed anche alla sua bambina.

Raccontano delle tante difficoltà che si sono loro presentate lungo il loro cammino. Ed una costante che ho trovato è la forza. La forza di guardare al presente con coraggio, la forza di affrontare le difficoltà a testa alta, la forza di non mollare anche quando tutto giocava conto, la forza di pensare ad un futuro. La forza di vivere. 

Non conoscevo la loro storia e mi sono trova a pensare quanto, a volte, il destino riservi davvero delle brutte sorprese. Ho visto Daniela con gli occhi pieni di gioia appena nata Mia. L'ho vista qualche giorno dopo attaccata ad un respiratore. L'ho vista con lo sguardo perso nel vuoto, l'ho vista lottare contro tutto e tutti per riacquistare la propria indipendenza. L'ho vista piangere quando sua figlia non la riconosceva come madre.

L'ho vista. Perchè dal racconto a due voci - quella di lui e quella di lei che si alternano - esce l'immagine di quella donna che lotta per la propria vita e di quell'uomo che è accanto a lei, sempre e comunque con una nitidezza ed una naturalità tali che sembra di essere lì, accanto a quell'uomo che attende in sala d'aspetto, accanto a quella donna costretta in carrozzina ed impossibilitata a governare il suo corpo come vorrebbe.
E' un racconto vivido, vero, reale. Una testimonianza diretta ed incrociata, che trasmette tanta forza. 

Leggere questo libro mi ha trasmesso tanta forza. Quella che spesso manca anche semplicemente davanti a prove di gran lunga più modeste di quella che hanno affrontato Cesare e Daniela. 

E' un libro che consiglio. Un libro che "fa bene", sotto diversi punti di vista. Spero che Cesare e Daniela mi lascino passare questa affermazione che mi auguro possa rendere l'idea.

Chiudo con alcune parole di Daniela, la Daniela di oggi: 
Ho più di cinquant'anni e moltissime cose non le avrò mai più, ma ora ho Mia e non tornerei certo indietro per cancellare il parto... al limite, solo per organizzarmi, per tutelarmi, per fare in modo che - se proprio doveva partire un embolo - anzichè schiantarsi sul mio ignaro cervelletto cambiasse traiettoria... Potendo, l'avrei eliminato dal mio corpo con un semplice colpo di tosse.
Oltre a Mia, poi, ho tutta la mia vita: difficile, storta, anomala, faticosa e particolare, ma comunque mia.
Con questo libro partecipo alla Challenge Le Lgs sfidano i lettori.
Per la seconda tappa propongo questa lettura per il raggiungimento dell'obiettivo n.1: un libro pubblicato nel 2016.

mercoledì 8 giugno 2016

Nemmeno un giorno (A. Ferrara e G. Sgardoli)

Leon è stato adottato da una famiglia italiana. Sua madre è morta, suo padre beveva e, rimasto solo con i suoi due figli - Ewa e Leon - non ce l'ha fatta ad essere la loro famiglia. 
L'una è finita in un istituto, l'altro in adozione.
Leon non ha amici in Italia. Non si sente parte di una famiglia vera perchè quella non è la sua famiglia. Il malessere che cresce in lui lo porta a fare una scelta drastica: scappare di casa a bordo dell'auto del patrigno che sa guidare visto che guida go kart (è ancora lontano dalla maggiore età) e che, di tanto in tanto, proprio con il suo patrigno provava a fare qualche parcheggio e qualche metro di strada. L'obiettivo della sua fuga: andare a trovare sua sorella Ewa che non vede da tanto, troppo tempo.

Inizia così la sua fuga in auto. E' solo. Fino a che non incontra un nuovo amico: un cane randagio con il quale si crea uno speciale feeling. A bordo di una potente auto Leon macina chilometri su chilometri e pensa, pensa alla sua famiglia, alla sua storia, a sua madre, a suo padre (quelli veri) ma anche al suo presente ed al suo futuro.

Nemmeno un giorno è il racconto del suo viaggio. E' il racconto di un disagio che si è alimentato ed è cresciuto in un adolescente fino a fargli fare una scelta importante: lasciare tutto. 
E' il racconto di un giorno di vita fuori dal comune, nel corso del quale Leon prende consapevolezza di sè, della sua vita, della sua situazione. Ed è anche il racconto di un'amicizia destinata a durare seppur non cercata ne' voluta ma arrivata così, all'improvviso.

Leon racconta in prima persona la sua avventura. Incarna l'immagine degli adolescenti di oggi: sicuro di essere invincibile, di poter far fesso il mondo intero, di poter raggiungere il suo obiettivo senza troppi problemi. Per strada, però, con il passare delle ore, si rende conto di quanto sia fragile il suo piano, di quanto sia sbagliato ciò che sta facendo, ed anche di quanto sia stato ingiusto nei confronti della sua famiglia adottiva. Inizia ad avere dei dubbi ma - dice a se stesso - oramai è troppo tardi.

Ma non è mai troppo tardi per fare una scelta giusta. 
Scelta che Leon non fa ma che subisce, vista la situazione.

Il libro è scritto a misura di giovani lettori. Sono i pensieri di un adolescente che vengono riportati tra le pagine proprio come se fosse un dialogo ascoltato e non letto. 

Ed è anche un libro che si legge in fretta. Tanto per richiamare il titolo, non ci vuole nemmeno un giorno per leggerlo! E' il secondo libro che leggo di Ferrara e il tema sono sempre gli adolescenti, anche se in questo caso è scritto in tandem con Sgardoli).

Con questo libro partecipo alla Challenge 2016 - Le Lgs sfidano i lettori.
Per la seconda tappa propongo questa lettura per il raggiungimento dell'obiettivo n. 5: un libro sulla cui cover sia raffigurato un mezzo di trasporto. In questo caso, non poteva essere altrimenti, c'è un'auto.

martedì 7 giugno 2016

Gli effetti speciali dell'amore (A. Iezzi)

Non è proprio un genere che amo. I romanzi d'amore non fanno per me e solo se hanno, di base, una storia forte e davvero intrigante mi catturano. Altrimenti... la lettura si trascina di pagina in pagina per arrivare alla fine - non è mia abitudine lasciare letture a metà - come nel caso di Gli effetti speciali dell'amore.

Trama per niente originale, finale scontatissimo, protagonista irritante ed un lui che viene considerato come un cavernicolo dalla protagonista, ma che è l'esatto contrario. 

Quando, sull'ultima di copertina, ho letto:
La trama, con il suo intreccio avvincente, cattura l'attenzione fin dalle prime pagine. Brava l'autrice nella descrizione delle ambientazioni e del complesso mondo interiore dei personaggi
ho immaginato che, almeno, ci sarebbe stato qualche cosa che mi avrebbe catturata, almeno - che ne so - mi sarei affezionata a qualcuno dei personaggi. Bhè, non è stato così!

Ashley è una giovane donna che è sempre vissuta negli agi ed ora, ad università terminata, si aspetta la ciliegina sulla torta: poter dirigere l'azienda di famiglia. Rimane profondamente delusa e da qui si alimenta in lei un sentimento di avversione ed odio nei confronti di suo padre, reo di aver scelto uno sconosciuto al posto suo, uno sconosciuto a cui affidare l'azienda che considerava già sua. Muore suo padre e lei è convinta di ereditare casa e azienda. Non è così. Torna lui, Jaime, con il quale dovrà dividere (per previsione testamentaria) casa ed azienda almeno per un anno prima di avere la sua parte di eredità.
Di lui viene detto davvero poco. Da lettrice credo di non aver avuto occasione di conoscerlo affatto visto che se ne parla in modo insistente in relazione alla sua presenza invadente in casa ma nulla più.

Come potrà essere quell'anno di convivenza? Facile immaginare che lei si imponga di trasferire su Jaime l'odio che non può più riservare a suo padre e, anche davanti alle attenzioni di lui, cerchi di fare del tutto per rendere la convivenza un inferno.

So benissimo quanto lavoro ci sia dietro ad un libro, soprattutto se è un esordio. Ma stavolta la storia non è nelle mie corde. La scrittura è scorrevole, non mancano ironia e scene che strappano un sorriso, Ashley fa venire voglia di menar le mani in più occasioni, lui è fin troppo dolce (visto il trattamento che le viene riservato) e il finale si immagina già dopo poche pagine.

E' una lettura che consiglio a chi fosse alla ricerca di qualche cosa di leggero senza troppe aspettative. Un libro da portare sotto l'ombrellone ma niente di più.
Fino alla fine ho cercato qualche cosa che potesse farmi ricredere. Mi sono detta in più punti "...ecco che succede qualche cosa... ci, siamo, porta pazienza!" ma... niente.

Non lo boccio del tutto perchè comunque è ben scritto e credo che possa piacere a lettrici romantiche (come probabilmente non sono io) però non posso negare che non mi abbia esaltata. 

Ps. la solita pignola... in diverse occasioni l'autrice usa la congiunzione "se" come sinonimo di "quanto" o "come".
Accidenti, se è muscolosa!
Non mi sembra che sia un uso corretto... Io avrei scritto Accidenti, quanto è muscolosa! Il se grammaticalmente ha una funzione diversa, no? Sono pignola, lo so. Ma mi ha stonato in diversi punti. Non solo in questo.
Magari lo si dice verbalmente, parlando, ma in un libro l'ho trovato poco corretto. Magari mi sbaglio e chiedo anche lumi in merito... 

Con questo libro partecipo alla Challenge Le Lgs sfidano i lettori.
Per la seconda tappa si tratta di uno dei libri bonus proposti da Daniela che ringrazio per avermi messo questa storia tra le mani.

venerdì 3 giugno 2016

L'esercito delle cose inutili (P. Mastrocola) - Venerdì del libro

Che libro strano! Strano davvero.
Me lo sono detta subito, fin dalle primissime pagine. E ammetto che stavo quasi pensando di abbandonarlo dopo poche pagine perchè credevo che non fosse proprio il libro per me. Invece no!
L'esercito delle cose inutili è un libro davvero particolare, originale (senza ombra di dubbio), scritto con ironia e con tanto sentimento. Non è semplice da raccontare anche perchè si rischierebbe di togliere il gusto della scoperta. Quello stesso gusto che ho assaporato io pagina dopo pagina.

Il protagonista è Raimond. E' un asino. Un asino anziano, oramai diventato inutile per il mondo. Si trova a vivere un'avventura che mai avrebbe potuto immaginare, incontra personaggi davvero singolari. Ognuno ha una sua storia ed ognuno è diventato inutile tanto da finire in una specialissima parte del mondo in cui, appunto, si incontrano cose inutili. Ma, c'è un ma. Tanto inutile Raimond non lo è. Proprio no. Se ne rende conto quando scopre che qualcuno si rivolge a lui come ad un amico, gli chiede consigli, gli racconta ciò che accade. Si tratta di un ragazzino che ha ricevuto come dono a Natale un certificato di adozione a distanza. Senza saperlo, quel ragazzino ha adottato Raimond ed ora si rivolge a lui come ad un amico.

Non dico altro.
Solo qualche dettaglio in più sui personaggi.
Raimond sa di essere ormai anziano e destinato a non servire più a nulla ma non ci sta ad essere felice di questo suo stato. Non riesce ad essere felice tanto quanto lo sono tutti coloro che abitano quel luogo così strano.
E poi c'è Guglielmo: un ragazzino che pian piano gli racconta la sua storia, a tratti anche un tantino triste a dire il vero, e che gli cattura il cuore. Eh si, proprio così! Raimond, da vecchio e inutile come sa di essere, scoprirà in se una forza tutta nuova, mosso dall'amicizia e dalla voglia di essere d'aiuto a quel ragazzino che gli scrive lettere come se fosse davvero capace di leggerle e capirle. Alla fine, comunque, a leggere Raimond impara pure. Ed è quella la chiave di volta nella sua storia con Guglielmo.
Res(o) è un libro. Un libro oramai inutile. Il suo nome, Reso, la dice lunga. Ma sarà davvero così? Sarà davvero inservibile, inutile per tutti?
Così come Garibaldi: un altro asino scampato al macello a furia di nitriti e di spallate. Si è anche fatto male durante la fuga ed oramai è inservibile. Ma anche per lui vale lo stesso interrogativo: sarà davvero così?

E poi, cos'è davvero il tempo perso? Cosa si intende, davvero, per inutile?

Con questa storia di fantasia, dove i somari parlano ed imparano a leggere, dove i libri camminano e vanno a galoppo, non mancano riferimenti a situazioni tutt'altro che di fantasia quali il bullismo nelle scuole.

Pur avendo avuto qualche titubanza all'inizio, proseguendo la lettura l'ho apprezzata. Mi sono divertita in alcuni punti, commossa in altri. Ho avuto voglia di sferrare un cazzotto in testa a qualcuno, di abbracciare qualcun altro. Non credevo che, alla fine, sarebbe stata una lettura piacevole ma è stato proprio così.

Non ho letto altro di questa autrice per cui non posso fare dei confronti di nessun genere. Posso dire che è un libro che mi sento di consigliare a chi non si lascia scoraggiare da un inizio un po' lento e confuso, da una storia un po' sopra le righe e da un modo di scrivere piuttosto sui generis. Infondo a narrare la storia è un asino. E a scrivere lettere è un bambino. Non ci si può certo aspettare una scrittura eccessivamente ricercata, sarebbe del tutto fuori luogo.

Un riferimento mi è d'obbligo per il rapporto che ha Raimond con i libri, quando impara a leggere.
...io non so cosa mi prende. Leggo! Voglio solo leggere. Non voglio fare altro nella vita, unicamente buttarmi tra le pagine, tra le storie, in mezzo alle parole e stare lì, perduto, in un angolo. Lasciatemi così. Non chiedo di meglio. Non disturbatemi mai più. A poco a poco divento Robin Hood. Cyrano de Bergerac. Il capitano Achab. Ma anche Moby Dick. Don Chisciotte. E Sanco Panza. E il brutto anatroccolo. E Madame Bovary. E quel meraviglioso stronzo di Julien Sorel. E il piccolo Lord, il Principe ma anche il Povero. Divento i tre moschettieri (tutti e tre), Robinson Crusoe, Jean Valjean e la piccola Cosette. Divento Zorro, il conte di Montecristo quando finalmente scappa, che non ne potevo più. Divento Natasa che balla col principe Andrej, il commissario Maigret, la Fata Turchina... Divento tutti. Io non sono più io quando leggo: sono tutti.
Come si fa a non voler bene ad un asino che la pensa così? E pensare che prima di imparare a legger era convinto che i libri fossero inutili e che stavano al loro posto nel luogo in cui vivono tutte le cose inutili!
Mi è molto familiare questo discorso dell'immedesimarsi nei personaggi dei libri. Chissà come mai!
Propongo questa lettura per il Venerdì del libro di oggi, al quale arrivo davvero sul filo di lana, e con essa partecipo alla Challenge Le Lgs sfidano i lettori.
Per la seconda tappa propongo questa lettura per il raggiungimento dell'obiettivo n. 6: un libro nella cui cover non siano raffigurate persone.

giovedì 2 giugno 2016

Nuovi arrivi#27 e in biblioteca#26


Il mese di giugno si è aperto con buone nuove in fatto di libri. 
Mia figlia ha fatto un ben rifornimento sfruttando uno sconto di quasi 50 € in una libreria mentre io mi sono fatta il solito giro delle biblioteche della zona ed ho anche chiesto un libro in prestito ad un'amica (grazie Simona), libro che cercavo per partecipare alla challenge a cui sto partecipando.

Ma andiamo con ordine.
Mia figlia: l'accordo iniziale era quello di usare lo sconto metà ciascuna, io e lei. Ma poi l'ho vista indecisa tra parecchi libri, ed era così dispiaciuta di poterne prendere un paio o poco più che le ho ceduto la mia parte di sconto. Così, ha scelto due libri di una serie che le è piaciuta di recente, quella dei Pirati Coraggiosi con i volumi 2 e 3. Ha molto apprezzato il primo, le è piaciuta l'ambientazione, l'avventura, le sono piaciuti i protagonisti ed è voluta andare avanti. 
Visto che a settembre frequenterà la prima classe della scuola secondaria del nostro comune, poteva forse mancare un libro a tema? Eh no, certo che no! Ha scelto #LEMEDIE Ok... panico! La copertina mi ha fatto pensare al Diario di una Schiappa di cui, tra l'altro, ho preso il terzo volume per l'ometto di casa. 

L'Isola degli Sperduti piaceva parecchio a me, lo ammetto! E' un libro Disney edito da Giunti e l'idea di leggere la storia dei figli dei personaggi cattivi delle storie Disney mi intrigava un po'. Ho convinto anche lei!

Il casello magico ci è stato consigliato dalla libraia che ce lo ha presentato come un classico che io, però, non conoscevo. Lo ammetto. Eh si! Non posso fare diversamente. Il libro dei quattro vulcani è un altro suggerimento della libraia che lo ha suggerito come "...particolarmente adatto alle ragazzine".

Io, invece, ho chiesto in prestito alla mia amica Simona il libro di Angela Iezzi Gli effetti speciali dell'amore, arrivato oggi fresco di consegna.
In biblioteca ho preso in prestito L'esercito delle cose inutili (che è al momento in lettura), Nemmeno un giorno (libro per ragazzi, ma che problema c'è?) e Sangue e neve di Jo Nesbø. In quest'ultimo caso credevo di averci visto bene nello scegliere un libro utile per la challenge ma mi sbagliavo: l'avevo preso in considerazione sia perchè mi piace Nesbø ed ho letto diversi suoi libri ma anche perchè credevo che potesse essermi utile per l'obiettivo libro senza persone in copertina. Invece no. Quella figura scura che si vede è una persona vista dall'alto. Me ne sono accorta dopo averlo preso ma lo leggerò comunque molto volentieri.
Niente male come bottino, no?
Buone letture a tutti!