mercoledì 31 agosto 2016

Piccola (G. Brisac)

Non è un romanzo ma una storia di vita vera. Quella di Nouk, una ragazzina che decide di non mangiare più e, di riflesso, di non crescere più. E' la storia autobiografica dell'autrice, Geneviève Brisac, che lascia una testimonianza del periodo in cui era malata di una malattia che risponde al nome di anoressia.

Piccola - Petite nella versione originale - è il titolo di un libro piccino piccino, di cento pagine appena, che sembra quasi adattarsi alla figura esile della ragazza di cui si parla.

E' un libro che si legge in fretta ma che, al di là dell'argomento trattato, mi è sembrato scritto in modo un po' confuso. Mi spiego meglio. L'autrice alterna momenti in cui parla in prima persona a repentie virate nelle quali parla in terza persona, poi fa dei salti nel passato in modo improvviso... mi ha spiazzata. 
Credo che sia stata una scelta precisa quella di utilizzare uno stile così eterogeneo, quasi a voler dare conto del turbinio di pensieri che vengono in mente all'autrice nel raccontare un periodo tanto doloroso della sua vita. Però, secondo me, alla fine è il contenuto stesso che ne perde. Sembrano degli appunti messi insieme senza cercare omogeneità che non sia la storia stessa. Un'impressione mia, ovviamente.
E' comunque un libro veloce, troppo veloce, forse, tanto da lasciare alcuni sospesi importanti. Il finale arriva in fretta e lascia qualche cosa di indefinito, non so come dire, ma è questa la sensazione che ho provato. Mentre andavo avanti con le pagine mi chiedevo ma come avrebbe potuto l'autrice articolare un finale nelle poche pagine che restavano. E in effetti un finale vero e proprio non c'è, lo si lascia intendere ma sembra arrivare tutto così in fretta da lasciare un po' d'amarezza. 

Emerge comunque la sofferenza della ragazzina, il suo sentirsi inadeguata, la sua voglia di normalità senza, però, trovare la giusta motivazione per arrivare a tale normalità. Nemmeno le cure a cui viene sottoposta le sono efficaci realmente. Esternamente, forse, ma non nell'anima. 
Poi accade qualche cosa che la cambia. E la storia prende un'altra direzione. Molto velocemente, a dire il vero, forse troppo. Avrei preferito a questo punto un finale un po' più strutturato. 
Forse, però, la sofferenza ha guidato la penna dell'autrice e con la sofferenza non si scende a patti.

Alla fino del nono capitolo l'autrice riconosce di aver fatto un po' di confusione e chiede quasi scusa al lettore.
Mi rendo conto che non è molto onesto ammucchiare, come sto facendo, un po' di ricordi alla rinfusa. Se si racconta una storia, non va bene farlo a metà. Ma i primi amori non vanno toccati. Se fosse un romanzo, invece... Ne farò un romanzo, e allora potrò far ridere, o far piangere, con queste immagini che ho dimenticato. Questa, invece, è solo la storia di Nouk, una Nouk smarrita, devastata a sua insaputa, fermamente decisa a non amare più nessuno, confortata nella sua paura degli uomini, come un paranoico che vede il suo delirio confermato dalla realtà.
 Questo libro mi permette di partecipare alla terza tappa della Challenge Le Lgs sfidano i lettori, per l'obiettivo n. 1: libro scritto da un'autrice. 

martedì 30 agosto 2016

La briscola in cinque (M. Malvaldi)

Dopo aver letto con piacere Il telefono senza fili di Marco Malvaldi sono tornata alle origini delle storie ambientate al BarLume, con La briscola in cinque. E mi sono divertita ancora una volta con quei vecchietti, il loro modo di parlare... mi hanno davvero fatto pensare a persone che conosco e, seppur con un diletto differente, tengono più o meno gli stessi comportamenti.

Malvaldi in questo primo libro presenta i personaggi, con Massimo in testa, il "barrista", colui che si trova - suo malgrado - alle prese con una indagine che lo vede innanzitutto come persona informata sui fatti visto che è stato lui, su indicazione di un ragazzo, a trovare un cadavere. 
E' il cadavere di una giovane, rinvenuto nottetempo in un cassonetto dell'immondizia.

Ha inizio proprio da qui l'avventura che vedrà Massimo impegnato in un'indagine parallela a quella del commissario Fusco. Accanto a lui irrompono le figure di quattro vecchietti che sono davvero uno spasso.
Ampelio Viviani è il nonno di Massimo il barrista, ha 82 anni ed è un ferrovieri in pensione, ex ciclista dilettante; Aldo ha un ristorante poco distante dal BarLume; Gino Rimediotti ha 75 anni ed è un pensionato delle poste mentre Pilade Del Tacca, anni 74, è un ex dipendente comunale.
Sono dei clienti fissi del bar e sono la cassa di risonanza di tutte le chiacchiere del paese. E' questo il filo conduttore delle avventure che Malvaldi inventa attorno a Pineta, località inventata in cui si svolgono dei gialli proposti con dialoghi in rigoroso toscano. Il toscano dei quattro vecchietti, soprattutto, che durante i loro più o meno seri dialoghi non possono certo stare a pensare all'italiano o alla cadenza giusta della parole!

L'indagine: bhè, Massimo dà una grossa mano al commissario che ha dei metodi alquanto discutibili ed un acume ancor più discutibile. Il suo è un aiuto esterno all'indagine ma di fondamentale importanza: grazie al suo intuito, al suo spirito d'osservazione, Fusco verrà messo al corrente di elementi che gli erano sfuggiti e che saranno importantissimi per risolvere il caso.

E' una storia divertente pur avendo a che fare con la morte di una giovane. 
E' un giallo che si dipana sotto gli occhi del lettore e, alla fina, sarà proprio il barrista a chiarire al lettore alcuni passaggi che lo hanno indirizzato verso la giusta direzione.
Divertente, ben scritto, i dialoghi in toscano mi fanno davvero risuonare alle orecchie quel modo di parlare che è sempre così simpatico. Di riflesso, i quattro vecchietti non possono che risultare simpatici così come anche Massimo viene proposto in chiave positiva. 

I personaggi si ritroveranno anche in altre storie (l'ultima della serie è proprio quella che io ho letto per prima qualche giorno fa, come al solito sbagliando l'ordine di uscita!) e non escludo di leggere altro di questo autore che conferma, come aveva già fatto peraltro, di essere una penna simpatica.

Con questa lettura partecipo alla terza tappa della Challenge Le Lgs sfidano i lettori. Si tratta di uno degli ultimi libri bonus proposti.

lunedì 29 agosto 2016

In biblioteca#29 e nuovi arrivi#29

Non c'è niente da fare: io non posso resistere al richiamo delle biblioteche (anche delle librerie, ma delle biblioteche ancor meno!) e appena ho potuto, durante le ferie, ho approfittato di quelle aperte per restituire dei prestiti e fare nuovo rifornimento di titoli che mi terranno compagnia in quest'ultimo squarcio d'estate.

Un libro l'ho comprato, lo ammetto, Tutto quello che siamo di Federica Bosco: avevo un piccolo residuo di un buono acquisto che mi è stato donato dalle mamme dei bimbi della classe di mia figlia, alla fine dell'anno scolastico, per ringraziarmi del mio lavoro di rappresentante di classe ed ho approfittato.

Gli altri li ho presi tutti in prestito in due biblioteche della zona.
Nella prima ho chiesto ed avuto L'unico figlio di Anne Holt - autrice che non leggo da un po' ma che ricordo con piacere e rispetto alla quale mi ero ripromessa di leggere altro - e La briscola in cinque. Marco Malvaldi mi aveva fatto sorridere ed intrigato al punto gusto con Il telefono senza fili ed ho cercato altro di suo. Questo libro è ora in lettura ed è molto scorrevole... credo che lo terminerò in fretta.

Nella secondo ho preso un libro per ragazzi che cercavo da un po': Matilde di Canossa e la freccia avvelenata. E' un libro nuovo di zecca che credo nessuno prima di me abbia letto e che mi incuriosisce davvero. La protagonista è un personaggio che conosco per le notizie storiche che se ne sono avute ma in questo caso la protagonista è una Matilde bambina e mi intriga.
Poi ho preso Piccola, di Geneviève Brisac che parla di un'adolescente che soffre di anoressia. La copertina, a dire il vero, mi mette addosso una gran tristezza. In precedenza ho letto altri libri sull'argomento e mi incuriosisce conoscere il taglio che l'autrice ha dato alla storia di questa ragazzina che tanto triste mi appare dalla copertina. E' sempre una sofferenza leggere libri che raccontano queste storie, soprattutto se si pensa che situazioni di questo tipo sono molto comuni nella realtà...
Accanto ad un libro per ragazzi e ad una storia piuttosto importante ho aggiunto quella che credo possa essere una storia più leggera e divertente con Andrea Vitali con il libro Il segreto di Ortelia. Anche questo è piuttosto nuovo... o meglio, proprio nuovo nuovo! La copertina mi sembra intrigante: una fotografia d'altri tempi, proprio me le storie che racconta Vitali. Ho letto un solo suo altro libro ma se mantiene quello stile mi farà di certo sorridere.

Ecco qui, questo è il rifornimento di fine agosto. 
Ne conoscete qualcuno? Che mi dite, ho scelto bene?

Ora mi restano da visitare altre due biblioteche della zona, in cui devo fare per forza tappa per restituire dei libri che ho letto nelle scorse settimane: volete che non ci sia qualche altro libro interessante da portare a casa? Vedremo.
Per ora, per chi è ancora in vacanza, auguro di concludere al meglio l'estate. Per chi, come me, torna al lavoro... bhè, non pensiamoci che è meglio! E buone letture a tutti!

domenica 28 agosto 2016

Bibbi esci dall'acqua (B. De Rossi)

Barbara De Rossi si racconta. E lo fa in un libro - Bibbi esci dall'acqua - che ho comprato tempo fa su richiesta di mia madre.
L'attrice racconta alcune vicende che hanno segnato la sua vita, legate in particolare ad amori sbagliati. Il suo racconto si interseca con quello di un'altra donna, incontrata per caso su un treno e diventata una sua amica e confidente, che porta sulle sue spalle quel peso che solo un amore sbagliato, un amore violento può lasciare. Ma si interseca anche con storie di altre donne, quelle che la De Rossi ha raccontato nella trasmissione Amore Criminale e che le hanno lasciato dentro dei segni profondi.

Un plauso alle intenzioni: far capire alle donne che un amore violento non può essere amore, che i maltrattamenti sono maltrattamenti e non vanno d'accordo con una storia d'amore tra un uomo e una donna; far capire alle tante, troppe donne che preferiscono tacere, che è solo dando voce al loro dolore che possono venire fuori da storie che tutto sono meno che storie d'amore. Una testimonianza forte, quella delle De Rossi, che però non entra nel merito di quanto le è accaduto con il suo amore sbagliato, accennano a lui - a quell'incantatore di serpenti - in più punti ma senza raccontare poi molto di quanto è accaduto realmente. In quanto personaggio pubblico le cronache hanno parlato a lungo di quella storia ma da lettrice avrei letto volentieri la sua versione, quella della donna e non del personaggio dello spettacolo. Rispetto, comunque, la sua scelta anche se credo che al racconto sia mancato qualcosa.

E la mia non è curiosità fine a se stessa, assolutamente. Credo solo che il racconto di quella particolare esperienza avrebbe fatto capire ancora di più, ai lettori, come anche un'attrice di successo sia una donna come tutte le altre quando si tratta di sentimenti ed emozioni. 

Non mi ha convinto molto la struttura del libro: scritto in modo semplice e chiaro, si passa da un racconto in prima persona a dialoghi che interrompono la narrazione, per poi arrivare a parlare all'amica conosciuta in treno e tornare poi ad un racconto che avrei visto molto meglio se strutturato in altro modo. Personalmente avrei raccontato la storia di Barbara e della sua amica a due voci con una struttura diversa. Ovviamente io non sono una scrittrice e le mie osservazioni sono quelle di una lettrice.

Ammetto, poi, di aver iniziato la lettura senza troppo entusiasmo. Non vado matta per le biografie di personaggi dello spettacolo e ogni volta che mi sono capitate tra le mani la scelta è stata un po' forzata. Questa volta è stato il primo libro che ho trovato a disposizione in casa avendo terminato la lettura di quello che avevo portato con me per una breve vacanza, il primo che rispondesse alle caratteristiche che mi avrebbero permesso di partecipare alla terza tappa della Challenge Le Lgs sfidano i lettori, per l'obiettivo n. 2: un libro con una donna raffigurata in copertina.
E l'ho portato al mare con me per gli ultimi sprazzi di ferie, sob!!!
Ovviamente i contenuti del libro non mi hanno lasciata indifferente. Non si può restare indifferenti davanti al dolore che un rapporto insano provoca. Mi ha fatto pensare ad altri libri letti su questo stesso argomento e mi auguro che questa testimonianza possa servire davvero ad aiutare donne che al momento non hanno la forza di dire basta.

venerdì 26 agosto 2016

Sophie sui tetti di Parigi (K. Rundell) - Venerdì del libro

Ho acquistato il libro Sophie sui tetti di Parigi attirata esclusivamente dalla copertina. Non mi sono curata della trama ne' dello scaffale della libreria in cui era esposto. Mi ha affascinata ed incuriosita quell'immagine misteriosa di una violoncellista intenta a suonare da sopra un tetto. 

E l'ho comprato.

Sophie è una bambina che, all'età di un anno - più o meno, nessuno lo sa con precisione - galleggia nelle acque della manica all'interno della custodia di un violoncello. Si accorge di lei un uomo, Charles Maxim, che diventerà il suo tutore e la crescerà con amore. 

La loro vita insieme è molto particolare: Charles è un uomo fuori dalle righe che le insegna la vita a modo suo. 
E' un uomo gentile e le trasmette la gentilezza. 
E' un uomo di cultura e le trasmette la conoscenza. 
E' un uomo che ama leggere, e trasmette alla bambina il suo amore per le storie. 
E' un uomo che crede che non si debba mai perdere la speranza e le insegna a sperare. 
Charles mangiava poco, dormiva di rado e non sorrideva spesso alle persone. Ma custodiva la gentilezza dove gli altri avevano i polmoni, e cortesia nelle dita. Quando camminava leggendo, se ne andava a sbattere contro un palo della luce, chiedeva scusa e controllava che il palo non si fosse fatto nulla.
Ecco, questo era Charles.


Non si cura troppo dei beni materiali e la cresce a modo suo. Un modo che, però, non piace molto all'ispettrice dei servizi sociali che, quando Sophie raggiunge l'età di dodici anni - più o meno - decide che quella ragazzina non può continuare a vivere così. La attende una vita in istituto visto che la sua mamma - quella mamma che Sophie è convinta di ricordare perfettamente - sia morta. 

Secondo gli elementi che Sophie e Charles riescono a mettere insieme, quella donna era a bordo della Queen Mary. Sophie deve essere finita all'interno della custodia del violoncello nel momento in cui, a causa del naufragio della nave, la sua mamma ha tentato di metterla in salvo. Riuscendoci.

Ed è proprio un'immagine di una donna che si allontana in mare, ma viva, che continua a balenare nella mente di Sophie a portare la ragazzina e Charles per mano lungo un'avventura molto singolare, scappando dai servizi sociali che avevano ben altre intenzioni per lei.

Ecco, dunque, che i due vanno a Parigi dove li aspetta una ricerca disperata di una donna di cui nulla sanno e per trovare la quale nessuno sembra disposto a dare una mano. Sarà proprio a Parigi che Sophie troverà un alleato inaspettato in un ambiente altrettanto inaspettato ed inusuale.

L'autrice, con una buona dose di fantasia ed inventiva, conduce il lettore in un'avventura piuttosto selvaggia in un ambiente molto particolare, quale può essere quello offerto dai tetti di Parigi. Tetti importanti e non solo, tetti normali ma a loro modo fondamentali, tetti prestigiosi ed anche umili. Sarà proprio tra i tetti che Sophie imparerà cosa vuol dire trovare un amico, cosa vuol dire la fedeltà, cosa vuol dire la solidarietà. 
Soprattutto, Sophie metterà in pratica ciò che Charles le ha sempre trasmesso: non perdere mai la speranza. Lo farà con caparbietà e convinzione mettendo anche a rischio la sua vita spinta dalla convinzione che 
Le mamme sono una cosa di cui hai bisogno, come l'aria, e come l'acqua. (...) Le mamme sono un posto dove far riposare il cuore. Un rifugio dove fermarsi a prendere fiato.
Il finale mi è sembrato un po' scontato e un pochino veloce ma è comunque un finale che apre il cuore e che commuove.

Storia di fantasia, pensata per ragazzi ma capace di emozionare anche un lettore più maturo, sempre che sia disposto a lasciarsi andare all'immaginazione.

Lo consiglio per questo Venerdì del libro per lettori che amino l'avventura e che vadano alla ricerca di qualche cosa di originale e, perchè no, di emozioni.
Ho solo trovato qualche errore di battuta, delle sviste. Niente di che.

Con questa lettura partecipo alla terza tappa della Challenge Le Lgs sfidano i lettori, per l'obiettivo n. 5: un libro con un nome proprio femminile nel titolo.

domenica 21 agosto 2016

Il telefono senza fili (M. Malvaldi)

Ci ho messo un po' (rispetto alla sua uscita) a prendere tra le mani il libro Il telefono senza fili di Marco Malvaldi e mi sono resa conto, a lettura ultimata, che avrei dovuto iniziare dal primo della serie del Bar Lume prima di arrivare a questo. Pur proponendo personaggi ed ambientazione già noti ai lettori di Malvaldi, comunque, la storia ben si comprende anche senza i tasselli precedenti.
Avevo partecipato tempo fa alla presentazione del libro e, ora che l'ho letto, ho avuto conferma della positiva impressione che mi fece allora.

La location è quella del BarLume in località Pineta: i vecchietti che si ritrovano quotidianamente al bar sono alle prese con il caso della scomparsa di una donna. Eh si, sono alle prese... visto che le chiacchiere da bar montano in fretta un caso tanto da farlo diventare realmente tale, con tanto di indagine della polizia bella e buona.
Da un pettegolezzo si arriva in fretta ad altro. Ed il bar è uno dei luoghi più consoni in cui il pettegolezzo si gonfia, si gonfia fino ad esplodere.

La signora scomparsa risponde al nome di Vanessa Benedetti. Con suo marito gestisce un agriturismo e, a quanto pare dopo un litigio, è misteriosamente scomparsa. La notizia passa di bocca in bocca fino a diventare una certezza: c'è da aprire un'indagine perchè la signora è stata ammazzata da suo marito. Non ci sono più dubbi.
Ecco, dunque, che la situazione prende una piega del tutto particolare tanto che si arriva ad avere un morto vero, un vero cadavere. Non è chiaro, però, se si sia trattato di un suicidio o di un omicidio e quanto questa faccenda sia collegata alla scomparsa della signora.

Malvaldi propone una storia divertente, con un linguaggio che di per se fa sorridere, con la descrizione di personaggi davvero singolari e nei quali si potrebbero ritrovare tanti nonnetti di casa nostra, alle prese con le chiacchiere di paese.
Propone anche la figura di Massimo, il "barrista", che tenta di tirare le fila accanto alla nuova commissaria che ha preso le redini della situazione.
Trovo che sia una lettura divertente, scorrevole, non banale anche se la leggerezza dei personaggi potrebbe farlo pensare. C'è un caso, anzi non solo uno, da risolvere e viene proposto il ritratto di una cittadina comune a tante altre, quelle in cui il sentito dire passa di bocca in bocca tanto da prendere le fattezze di una consolidata realtà. Salvo poi...

Ho molto apprezzato il formato del libro - Sellerio editore Palermo - molto comodo da portare in borsa e da tenere tra le mani anche durante le posizioni più assurde che si assumono sotto gli ombrelloni. 
Anche la qualità della carta ha aggiunto un punto a favore di questa lettura: si tratta di carta Palatina prodotta dalle Cartiere di Fabriano con materie prime provenienti da gestione forestale sostenibile. Al tatto mi è piaciuta molto. Io amo avere libri tra le mani, sentirli, sfogliarli (ancora non riesco a convertirmi agli ebook) e questa carta mi è piaciuta in modo particolare.

Con questa lettura partecipo alla terza tappa della Challenge Le Lgs sfidano i lettori, per l'obiettivo n. 3: un libro recensito nel blog Desperate Bookswife.

venerdì 19 agosto 2016

Quattro sorelle scatenate. Tutte per una, una per tutte (D. H. Mueller)

La nostra amica Rachele a Natale ha regalato a mia figlia il libro Quattro sorelle scatenate che, puntualmente, prima di finire tra le sue mani è finito tre le mie. Si tratta dell'episodio con sottotitolo Tutte per una, una per tutte e questo mi ha fatto pensare che ci fossero altri racconti della stessa serie. Navigando un po' in rete ho verificato che è proprio così. Questo dovrebbe essere il primo, se non erro... e comunque è una storia che si regge perfettamente da sola senza lasciare nulla di incompiuto e senza far pensare a puntate precedenti.

Tessa, Livi, Malea e Kenny sono quattro sorelle che sono alle prese con un trasloco, con la loro famiglia, in una nuova grande casa che i loro genitori hanno ricevuto in eredità. Si apre un nuovo periodo della loro vita in una nuova zona della città, con nuovi amici, nuovi vicini di casa. 
Ed è questo che viene narrato: tutto ciò che accade loro ma viene proposto secondo i rispettivi punti di vista. Ognuna delle ragazze viene presentata con le proprie caratteristiche, ci sono anche delle schede iniziali che propongono, in modo riassuntivo, informazioni che poi vengono sviluppate nelle more del racconto. 

La loro è una famiglia molto particolare, un tantino sui generis a dire il vero, con mamma e papà che  vogliono essere chiamati per nome e non "mamma e papà", con una nonna davvero sprint, degli amici alquanto singolari e novità in arrivo.

Le ragazze vivono in Germania, la storia viene raccontata in modo fluido e frizzante con situazioni divertenti e tanta allegria di fondo. Tra una situazione e l'altra le ragazze fanno emergere la loro personalità e l'unica cosa che mi ha un tantino confusa - ed ha richiesto una certa concentrazione da parte mia - sono stati i vari nomi da abbinare ai relativi personaggi, soprattutto nei primi capitoli. Ma poi ci si fa l'abitudine e tutto scorre veloce.

E' una storia adatta a giovani lettori, tra un sorriso e l'altro vengono proposte anche importanti riflessioni come quelle sull'aiutarsi a vicenda, sui problemi ambientali ed altro ancora ma sempre con la leggerezza che rende tematiche così importanti accessibili anche ai lettori più giovani.

Questo libro mi permette anche di partecipare alla terza tappa della Challenge Le Lgs sfidano i lettori, per l'obiettivo n. 6: un libro che abbia più di due donne protagoniste. 

Segnalo questa lettura per il Venerdì del libro di oggi: simpatica compagnia durante le vacanze per chi volesse sorridere un po'.
E' un libro per ragazzi ma non provoca effetti collaterali se letto da chi giovanissimo non lo è più!
Buona estate e buone letture!

martedì 16 agosto 2016

Ogni giorno come fossi bambina (M. Tilli)


Il libro di Michela Tilli - Ogni giorno come fossi bambina - è uno di quelli che non vedevo l'ora di finire per capire come evolvesse la storia ma che ora mi spiace sia finito.
E' proprio così. L'autrice mi ha emozionata e lo ha fatto proponendo personaggi fragili ma forti al tempo stesso, storie che si intrecciano, sensibilità che emergono in modo inaspettato. 
Ben scritto, scorrevole, storia originale e ben strutturata, mette a confronto due generazioni e ne ha origine un libro che sono contenta di aver letto e che consiglio a chi ama emozionarsi senza scadere nello sdolcinato.
E' una storia d'amore. Anzi, non una sola. E non sono storie d'amore usuali, quelle che si leggono nei romanzetti rosa. No. La storia di Argentina come quella di Arianna sono altro. 
Argentina è una donna anziana che sente di non avere più molto da vivere. Serba un segreto: le arrivano periodicamente lettere da un uomo, un uomo che ha incontrato in gioventù solo con lo sguardo ma al quale la lega un profondo sentimento. Da lui e dalla sua terra si è allontanata anti anni prima, ha avuto una vita accanto ad un altro uomo ma serba nel cuore un sentimento che la turba. Anche adesso, che ha i capelli bianchi e le mani raggrinzite. Anche adesso che il mal di schiena la piega e la fa soffrire. Anche adesso che sente che il tempo le è sfuggito di mano.
Arianna è una ragazza che non sta bene nel suo corpo. Si sente inadeguata, incapace di fare qualsiasi cosa, sa di essere un fallimento su tutti i fronti. Da ultimo, sul fronte scolastico. Non va più a scuola, non esce di casa, vive tra le mura della sua cameretta e si ingozza di cibo senza nemmeno riuscire a liberarsene ficcando due dita in gola. E' incapace anche di fare questo! Si sente fuori posto anche nella sua famiglia, si sente ingombrante, di troppo, incompresa. Si sente quasi trasparente al cospetto degli altri nonostante la sua mole.
A volte, in famiglia, si sentiva come una strana pianta, venuta su senza una ragione, spontaneamente, senza che nessuno si fosse mai posto il problema di chi fosse davvero e di cosa avesse bisogno per vivere.
La vita delle due donne si incontra e da quel momento nulla sarà più lo stesso.
Arianna viene ingaggiata come "dama di compagnia" di Argentina ma si renderà ben presto conto di essere diventata parte di qualche cosa di più grande di una semplice assistenza ad una donna di una certa età.  
Il libro narra una singolare storia d'amore: quella di Argentina e di Rocco. I loro occhi si sono incontrati ma le loro vite non si sono mai nemmeno sfiorate sul serio. Eppure a distanza di anni con quelle lettere che vanno su e giù per lo stivale i due si scambiano parole d'amore, di passione, di intesa. 
Ma narra anche un'altra storia d'amore. Narra l'amore mancato di Arianna per se stessa. L'amore riscoperto di Arianna per se stessa. Una ragazza che non ha alcuna stima di se', che non ha alcuna fiducia nelle sue capacità, che non si ama. Ecco, questa è la storia nella storia. Un'adolescente che si sente a suo agio solo con i suoi libri ed il suo computer grazie al quale ha delle amicizie virtuali, le uniche della sua vita. Grazie all'incontro con Argentina Arianna riscoprirà se stessa, capirà di essere importante per qualcuno, di essere necessaria per qualcuno e di avere una personalità che, fino a quel momento, era rimasta soffocata all'interno del suo corpo e del disagio che il suo aspetto fisico le provocava. E' questa la seconda storia d'amore che ho letto in questo libro. Anche se si tratta di un argomento molto sfruttato nei libri - quello del disagio adolescenziale, della solitudine dei giovani di oggi, del difficile rapporto con il cibo e con il proprio corpo - in questo caso il tutto è calato in una storia che cattura e resta nel cuore.

Vorrei chiudere queste mie righe con uno dei pensieri che maggiormente mi è piaciuto, attribuito ad Arianna.
Anche se la grandezza dei miei desideri a volte mi fa paura, non voglio accontentarmi. Il futuro è uno spazio vuoto e immenso, il cielo della notte è pieno di stelle che devono ancora cadere.

Con questa lettura partecipo alla terza tappa della Challenge Le Lgs sfidano i lettori. Si tratta di uno dei libri bonus proposti.

domenica 14 agosto 2016

Prima di questo letto (S. Piloni)

Non mi è piaciuto. L'esordio letterario di Stefania Piloni con Prima di questo letto non mi è proprio piaciuto. Ho fatto una gran fatica ad arrivare alla fine.

L'ho trovato in biblioteca e l'ho scelto per partecipare alla terza tappa della Challenge Le Lgs sfidano i lettori, per l'obiettivo n. 2: un libro con una donna raffigurata in copertina.
Utilissimo per la challenge ma proprio non mi è piaciuto.

Buone le intenzioni: l'autrice ha voluto dimostrare come una donna possa darsi un'occasione di riscatto dal punto di vista sessuale e passare da mero oggetto di desiderio di un marito che sta con lei più per abitudine che per altro ad una donna che, per scelta, decide di godere dell'uomo e non subire in fretta punto e basta. 

Scopre, così, una femminilità del tutto sopita nel periodo di un matrimonio che andava stretto ad entrambi. Un matrimonio quasi subito più che desiderato.
E lo fa scegliendo i suoi amanti a caso, senza andare troppo per i sottile. Una notte e via. Questo è quello che vuole. Chi inizia a starle con il fiato sul collo la opprime. Non è questo che vuole.

Fino a che, nei meandri della ricerca del pieno godimento e nella riscoperta della propria passione, arriva anche l'Amore. Quello che l'autrice scrive sempre con la A maiuscola. E come, dice l'autrice nella bandella del libro, l'amore potrà essere, per entrambi, la vera tentazione, l'ultima trasgressione? Quando il sesso diventa qualche cosa di più di un incontro tra due corpi e due anime, allora cosa succede?

L'autrice, secondo il mio parere, usa dei giri di parole inutili. Scrive in modo troppo cervellotico per parlare di un argomento che, secondo me, non lo richiede affatto. Anche quando mette a nudo la sessualità femminile lo fa in modo complicato e a volte confuso. In alcuni punti mi sono proprio persa per poi ritrovare scene di sesso anche piuttosto esplicite che, però, mi hanno annoiata. Non posso farci niente. Può andare bene per chi cerca la descrizione di qualche scena spinta, ma credo che questo non basti per fare di un libro un bel libro. Almeno per me è così. Ci si deve sorbire un sacco di noia prima di arrivare, ammesso che lo si cercasse, un passaggio di quel tipo. Non è il mio caso.

Vada per il riscatto del gentil sesso nei confronti dell'oppressione, anche sessuale, di un uomo che ama tutto meno che sua moglie. Ma per il resto ho apprezzato ben poco. 

Mi dispiace ma non è un libro che è stato capace di toccare le corde giuste. Forse sono io che ho dei limiti da questo punto di vista, non lo so. Ma in alcuni punti mi è venuto il mal di testa. Preferisco un linguaggio più sempliche, chiaro ed anche ricercato, perchè no, ma meno arzigogolato, soprattutto in un contesto che non richiede affatto una scrittura così.

sabato 13 agosto 2016

La grande Gilly Hopkins (K. Paterson)

La serie rossa de Il battello a vapore mi piace. Sono fuori quota con l'età, ne sono consapevole, ma ultimamente mi sono imbattuta in storie ben scritte, dalla trama interessante e che ho letto con piacere pur non essendo una ragazzina. E poi che vuol dire l'età? Un libro è sempre un libro, a qualsiasi età lo si legga. 

La grande Gilly Hopkins propone la storia di un'altra ragazzina.
Dico un'altra perchè nelle ultime storie lette di questa collana mi sono imbattuta in diverse ragazzine, diverse per storia, per ambientazione, per contesto e caratteristiche.

E' una bambina difficile, Gilly. Passa da una famiglia affidataria all'altra con un preciso obiettivo: non affezionarsi a nessuno che non sia la sua vera madre. Quella madre che, ne è convinta, prima o poi tornerà a prenderla. 
Ci si mette d'impegno per tenere fede al suo obiettivo: tiene un comportamento aggressivo, spregiudicato, maleducato, senza regole in qualsiasi contesto familiare venga a trovarsi. Tanto più dopo essere stata delusa da una delle ultime mamme affidatarie a cui aveva aperto un tantino il suo cuore e che l'ha abbandonata nel momento in cui ha cambiato casa. Così, su due piedi. Come fosse stata un mobile o un pezzo di arredamento.
Da quel momento si è fermamente convinta di non potersi permettere nessuno spiraglio di affetto da concedere agli altri. Non ha bisogno di nessuno, Gilly. Tranne che di sua madre. Una madre che, però, oltre qualche sporadica cartolina, tarda ad arrivare. Non da giorni ma da anni.

Ora si trova alle prese con una mamma molto singolare: pesa cento chili ed è molto accomodante, sempre gentile e sdolcinata. Ha con se un altro bambino affidatario che sembra un po' tonto ed indifeso ed ospita in casa, di tanto in tanto, un anziano vicino di casa cieco. Che strana situazione! Impensabile potersi adattare ad una situazione così. Tanto vale fare di tutto per dimostrare che lei, Gilly, sa badare a se stessa e non ha bisogno di niente e di nessuno.
Quei piatti succulenti, però... come si può dire di no ai biscotti al cioccolato? 
E poi quel ragazzino... come si può non dargli una mano ad imparare a difendersi dalle angherie dei più grandi?
E quel vecchietto così raggrinzito... come negargli di accompagnarlo a casa per non farlo cadere per le scale?
Ma niente paura, Gilly non fa spazio a nessuno nel suo cuore ed ha in mente un piano: intende scappare per raggiungere sua madre che, sicuramente, la sta aspettando.

Sarà così? 
Gilly si troverà davanti ad una realtà che non avrebbe mai voluto immaginare. Verrà a contatto con sua madre, ma non come vorrebbe. E solo quando è lontana si rende conto di ciò che ha perso.
Allora le parole della mamma di centro chili, la signora Trotter, le saranno preziose:
Mio dolce tesoro, non te l'ha mai detto nessuno? Pensavo che l'avessi già capito da sola.
Che cosa?
Che tutte quelle storie del lieto fine sono balle. L'unica fine, in questo mondo, è la morte. Può darsi che sia lieta e può darsi che non lo sia, ma comunque non credo che tu sia ancora pronta a morire, no?
Trotter io non sto parlando di morire. Sto parlando di tornare a casa
Ma Trotter la ignorò. 
Qualche volta, in questo mondo, le cose vanno bene, e allora uno si rilassa e dice "Oh, finalmente il lieto fine! E' proprio così che dovevano andare le cose". Come se la vita dovesse qualcosa a qualcuno. E ci sono tante cose buone piccolina (...) ma aspettarsi cose belle tutto il tempo significa prendersi in giro. Di solito non è così. Nessuno ti deve niente.
Sul finale mi sarei aspettata qualche cosa di diverso ma questo non vuol dire che la storia non mi sia piaciuta. Ben scritta, tema molto attuale, ragazzina molto credibile. E' un libro che consiglio. Si tratta di un'edizione piuttosto vecchia che non credo sia più in commercio ma credo che in biblioteche ben fornite la si possa reperire, come è capitato a me.

Questo libro mi permette di partecipare alla terza tappa della Challenge Le Lgs sfidano i lettori, per l'obiettivo n. 4: un libro nella cui copertina compaia un cappello. 
Gilly, illustrata in copertina, pur avendo il viso nascosto dietro un'enorme pallone fatto con la gomma da masticare (è la prima immagine di lei che viene descritta nel libro) indossa un berretto con la visiere calzato al rovescio in testa, con la visiera all'indietro.

venerdì 12 agosto 2016

Vorrei che da qualche parte ci fosse qualcuno ad aspettarmi (A. Gavalda) - Venerdì del libro

Un altro libro di racconti mi è capitato tra le mani. Stavolta mi ha attirata la copertina. Mi era sembrata intrigante. Solo in un secondo momento ho letto che si trattava di racconti e quando ho iniziato a leggerlo ho cercato di farlo a mente libera, senza pregiudizi dovuti al fatto che a me i racconti proprio non piacciono.
E non ho cambiato idea. Finiscono troppo presto, mi lasciano l'amaro in bocca, i personaggi se ne vanno via veloci e mi lasciano poco. 
Anche stavolta è stato così anche se, a differenza di altre volte, devo dire che non ho fatto alcuna fatica ad arrivare all'ultima pagina. I racconti sono ben scritti, i personaggi sono ironici ed anche un po' assurdi in alcuni casi. Sono racconti brevi che terminano con la narrazione di ciò che è accaduto all'autrice quando ha proposto questo libri ad una casa editrice. 

Non posso dare un giudizio generale perchè i racconti propongo personaggi differenti, con storie differenti: alcuni mi sono piaciuti altri no. Alcuni sono pure piuttosto forti. In ogni caso c'è qualcuno che è alla ricerca di qualche cosa. Di un amore, per lo più. C'è chi cerca le emozioni forti e vede smontarsi tutto a causa di uno squillo inatteso del telefono, c'è chi consuma la propria vendetta senza alcuna paura, c'è chi si trova davanti ad una strada senza uscita. Sono uomini e donne che si raccontano in fretta. O meglio, l'autrice propone uomini e donne raccontando la loro storia in fretta. E in diversi casi si tratta di storie piuttosto importanti, come nel caso di una tragedia sulla strada o di un aborto. 

Questo libro - Vorrei che da qualche parte ci fosse qualcuno ad aspettarmi - è piaciuto molto ai francesi tanto che la sua traduzione ha beneficiato di un contributo del Ministro francese della Cultura - Centro Nazionale del Libro.
Cercando in rete ho trovato parecchie copertine diverse per la versione francese, nelle varie edizioni (anche per quella italiana la copertina dell'edizione che ho avuto io tra le mani non è stata l'unica) ma personalmente quella che preferisco in assoluto è proprio quella che mi ha attirato dallo scaffale della biblioteca. Rende l'idea della velocità, i colori ed i tratti sfocati dei personaggi ben si addicono alle modalità narrative utilizzate nel dare conto della loro storia senza scendere troppo nei particolari.

Suggerisco questa lettura per il Venerdì del libro di oggi, a chi fosse alla ricerca di qualche cosa di non troppo impegnativo. Personalmente non mi ha convinta del tutto e credo di aver spiegato bene il perchè però credo che possa essere adatto per una lettura veloce e poco impegnativa.

Io l'ho letto in fretta, in una giornata di pioggia (purtroppo qui da me piove da due giorni... e la chiamano estate!) e consiglio di avvicinarsi a questo libro senza troppe aspettative anche se qualche spunto di riflessione su temi importanti arriva. Con modalità particolare ma arriva.

Questo libro mi permette di partecipare alla terza tappa della Challenge Le Lgs sfidano i lettori, per l'obiettivo n. 1: libro scritto da un'autrice. 

giovedì 11 agosto 2016

Olivia ovvero la lista dei sogni possibili (P. Calvetti)

Lettura che è andata avanti con lentezza. E non me lo aspettavo, davvero! Mi era sembrato così snello nel vedere il volume che avevo immaginato una lettura più veloce.

Olivia mi ha annoiata in diversi punti, mi è sembrata ripetitiva, scontata. E quella sua ironia buttata là in modo forzato, in alcuni punti, mi ha un po' innervosita. Così come mi ha innervosita lo stile di scrittura che l'autrice usa del dare la parola ad Olivia. 
Avrei potuto fare una pazzia davanti a lui e alla tizia traumatizzandoli. Avrei potuto salire sull'ascensore. O dirgli che il mio cuore richiedeva manutenzione.
Invece. 
Ero andata nel bosco. A scegliermi un albero.
Quell'invece con il punto subito dopo proprio non mi piace ma fa parte del modo che l'autrice usa per comunicare il modo di essere di Olivia visto che con Diego non lo fa.

Lui, Diego, mi è sembrato subito più simpatico. Mi è sembrato di avvertire a pelle il suo dolore, la sua ferita ancora aperta per la perdita di suo fratello. Così come mi è sembrato di sentire nell'aria il momento della svolta.
Personaggi diversi che hanno trasmesso sensazioni diverse, in modo diverso e toccando diversamente le corde del cuore. Eh si, perchè entrambi hanno raccontato una storia che, comunque, arriva al cuore del lettore, in un modo o nell'altro.

Olivia e Diego non si conoscono e non sanno che le loro vite si sono avvicinate più volte, a partire da quel giorno in quel cimitero in cui ognuno era alle prese con il proprio dolore, la propria perdita.

Il romanzo di Paola Calvetti - Olivia ovvero la lista dei sogni possibili - non mi è piaciuto pienamente ma nemmeno mi è dispiaciuto del tutto. La figura di Olivia resta la più controversa, per me. A lettura ultimata mi è sembrato che Diego e Olivia fossero il frutto di due mani e due menti differenti. E credo che di questo vada dato merito all'autrice che ha reso i personaggi nella loro diversità e peculiarità. Resta il fatto che lei mi ha un tantino annoiata, mi è sembrata un po' ripetitiva mentre lui no. Lui mi ha catturata maggiormente.

Olivia ha appena perso il lavoro in un'agenzia di comunicazione dove è, di fatto, non era mai stata assunta. Il mondo le crolla addosso e non riesce a reagire. 
Diego è alle prese con un momento molto delicato della sua vita. Un momento in cui affrontare il proprio dolore a testa alta. 
Le loro vite si sfiorano in più occasioni ma loro non se ne rendono conto. Si trovano nello stesso posto l'una all'insaputa dell'altro fino a che.... bhè, il finale secondo me è stato ben concepito e mi ha intenerito, strappandomi anche un sorriso nell'immaginare la situazione.

E' un po' come se si fossero sempre cercati, come se l'uno stesse attendendo l'altra senza però rendersene conto. Ognuno vive la propria, gnuno con il suo carico di problemi, di paure ma anche di speranze. L'epilogo mette in contatto due personalità differenti ma che cercano entrambe l'amore. L'amore fatto di tenerezza, di confronto, di parole, di affinità e condivisione. Se ne rendono conto nel momento in cui i loro sguardi si incrociano per la prima volta in modo consapevole.

A mio modo di vedere l'autrice propone un finale aperto, che potrebbe dare il la ad un seguito.

Non mi sento di promuovere questo libro a pieni voti ma nemmeno di bocciarlo. Oggi va così!

Con questa lettura partecipo alla terza tappa della Challenge Le Lgs sfidano i lettori. Si tratta di uno dei libri bonus proposti.

lunedì 8 agosto 2016

In biblioteca#28 ergo... ciò che leggerò questa estate!

Parlare ora delle mie letture estive vuol dire arrivare un tantino in ritardo visto che per me l'estate è iniziata da un po'. Non le ferie, sia chiaro, ma il periodo estivo: avendo il mare a pochi passi da casa per me l'estate inizia il primo giorno in cui posso andare al mare e, nonostante condizioni meteo un tantino ballerine, devo dire che il mese di giugno su questo fronte non è stato avaro, se non altro nei giorni in cui io potevo materialmente approfittare.
Delle prime letture di questa estate, dunque, ho già parlato nei post precedenti ma ora arriva il momento di fare il punto su quelle che, invece, mi faranno compagnia nel mese di agosto.

Per fare un giusto rifornimento tra ieri ed oggi ho passato al setaccio le biblioteche della zana. Due, per la precisione, visto che la terza l'ho trovata chiusa per ferie fino al 20 agosto e dalla quarta non ho preso nulla essendo in attesa di un prestito interbibliotecario che non so se arriverà in tempo utile, proprio per via del periodo estivo. Molte biblioteche interrompono il servizio di prestito esterno ma io ci ho provato comunque.

Con ordine.
Ieri ho presto in prestito Olivia ovvero la lista dei sogni possibili di Paola Calvetti che è attualmente in lettura: le prime pagine non mi hanno entusiasmato ma non voglio sbilanciarmi in un giudizio che al momento sarebbe un tantino prematuro. Vedremo a lettura ultimata.

Oggi ho preso Vorrei che da qualche parte ci fosse qualcuno ad aspettarmi di Anna Gavalda: non amo i racconti ma la copertina di questo libro mi ha incuriosita. Poi un libro per ragazzi, che non deve mai mancare: La grande Gilly Hopkins sempre della collana Il battello a vapore che ultimamente mi ha riservato delle positive sorprese. A chiudere la carrellata un libro che ha fatto un po' sorridere la ragazza che sta svolgendo il servizio civile nella mia biblioteca comunale: Prima di questo letto è il titolo. E non credo proprio che sia un libro per ragazzi ;-)
Tutto a tempo debito.

Sono tornata a casa un po' delusa dalla biblioteca numero tre, trovata chiusa. Avrei dovuto chiamare, prima. Di solito lo faccio sempre, avrei dovuto farlo a maggior ragione in un periodo estivo come questo. E' andata così, pazienza. Avevo in mente un bell'elenco di libri da chiedere in prestito:
Matilde di Canossa e la freccia avvelenata (ho proprio voglia di leggerlo, anche in questo caso è un libro per ragazzi. Il titolo mi intriga);
I love shopping: libro da ombrellone per eccellenza. Ho sempre evitato questa serie della Kinsella, troppo pubblicizzata per i miei gusti, ma ho una gran curiosità di conoscere questo stile che ha ammaliato tante lettrici;
Il segreto di Ortelia: Andrea Vitali mi chiama e dovrò rispondere, prima o poi;
Il bambino con i petali in tasca: è l'ultimo di questa breve lista perchè credo che sia il più impegnativo ed in questo periodo ho bisogno di leggerezza. Comunque mi intriga.
Ecco, questi sono i libri che avrei chiesto nella biblioteca trovata chiusa ma niente paura: sarò di certo la prima, primissima utente alla riapertura dopo ferragosto!

E se questa è la mia wish list dei libri da prendere in prestito, se dovessi pensare a qualche nuovo acquisto ho un titolo ben chiaro in mente: La bambina e il sognatore di Dacia Maraini. Lo corteggio da un po' e sto temporeggiando sull'acquisto visto che cerco di mantenere fede alla promessa di evitare di comprare libri nuovi avendone ancora parecchi da leggere, in casa.
Resisterò?

Oppure, visto che il 19 agosto è il mio compleanno, chissà che qualcuno non voglia farmi un regalo tanto gradito? Marito? Hai sentito? Ci sei? Ti è chiaro il discorso? ;-)

E voi? Quali letture vi faranno compagnia in vacanza?

L'arduo apprendistato di Alice lo Scarafaggio (K. Cushman)

Cosa mi ha insegnato Alice? Che non bisogna mai mollare, che bisogna avere fiducia nelle proprie capacità e che bisogna lottare per ciò in cui si crede.
E me l'ha insegnato da protagonista di un libro per ragazzi.

Chi mi segue oramai sa benissimo che non mi dispiace affatto concedermi qualche lettura nata e pensata per i lettori più giovani. Mi piace alternarle a letture più impegnati e non sempre sono leggere come si potrebbe pensare. A volte ci sono storie per ragazzi che fanno riflettere anche gli adulti. 
L'arduo apprendistato di Alice lo Scarafaggio (che nella sua versione originale aveva un titolo molto meno cervellotico quale The Midwife's Apprentice) non è un libro pesante. No, non è questo che intendo. Voglio dire che non si tratta di una storiella superficiale e di scarso significato. Alice ha qualche cosa da dire e lo fa con chiarezza rivolgendosi, secondo me, a lettori piccoli e grandi.

Di recente ho apprezzato molto Il mistero di Agenes Cecilia e sono tornata ad attingere alla stessa collana: la serie rossa de Il Battello a Vapore, Piemme Junior.

Questa volta la storia è meno strutturata dell'altra, compaiono meno personaggi e la protagonista emerge con le sue caratteristiche e fragilità. 
Lei non è nessuno. Non ha famiglia, non ha nulla, non appartiene a nessuno. Non ha nemmeno un nome visto che la chiamano Marmocchia. 
Poi diventa Scarafaggio. 
Scarafaggio è il nomignolo che le viene affibbiato perchè viene trovata spesso tra i rifiuti. Qualche cosa nella sua vita cambia quando inizia a fare l'apprendista levatrice, al cospetto di una donna esperta ma burbera e dai modi assai ruvidi. Scarafaggio si convince ogni giorno di più di  meritare tutti gli appellativi dispregiativi che le vengono affibbiati già a partire dalla sua stessa padrona.
O meglio, crede di meritare tutti quegli appellativi perchè ha una scarsa fiducia in se stessa, è convinta di non contare nulla e di essere quasi invisibile al cospetto degli altri.

Scoprirà, però, che non è affatto così. C'è qualcuno che ha fiducia nelle sue capacità, qualcuno che la cerca e chiede il suo aiuto, qualcuno che la vorrebbe avere accanto. 
Scarafaggio si dà un nome: Alice. Diventa Alice per tutti. Alice lo Scarafaggio per qualcuno. Comunque è Alice. 
Scoprirà pian piano di essere in grado di fare del bene e di avere qualcuno che le è riconoscente.
Stenta a crederci, tanta è l'abitudine a sentirsi dire di non valere nulla.
Stenta a crederci, tanta è l'abitudine a far finta di non avere quelle qualità che, invece, pian piano emergono in lei.

Il suo apprendistato non è semplice ma Alice è una ragazzina sveglia e capace di apprendere, anche quando è nascosta dietro ad un cespuglio o dietro ad una finestra semichiusa. E' curiosa ma non coraggiosa. Il coraggio è una dote che le manca almeno fino a che non si rende conto di quanto ingenerosi siano tutti quegli appellativi che le vengono gridati dietro quotidianamente. 

La storia è scritta in modo chiaro, dipingendo personaggi che fanno da cornice ad un'epoca storica in cui la levatrice era un'autorità, un personaggio meritevole di rispetto e necessario ad una comunità. Siamo nel XII secolo e nel momento in cui la levatrice del paese accetta Scarafaggio come sguattera per lei inizia una nuova vita che, però, non è affatto in discesa.
La vera svolta per lei arriverà solo nel momento in cui prenderà consapevolezza delle proprie capacità, della propria identità. La svolta arriva nel momento in cui sceglie di chiamarsi Alice.
A questo punto qualche cosa cambia.

E' una lettura che consiglierò a mia figlia e che, ne sono certa, apprezzerà. Non so dire se questo libro sia ancora in commercio: io ne ho trovata una copia nella biblioteca comunale del mio comune ed è il secondo titolo di questa collana che leggo con piacere. Come nel caso di Agnes Cecilia, protagonista è una ragazzina che vive vicissituni differenti ma che è, comunque, un personaggio positivo, nonostante tutto.

Con questa lettura partecipo alla terza tappa della Challenge Le Lgs sfidano i lettori, per l'obiettivo n. 5: un libro con un nome proprio femminile nel titolo.

sabato 6 agosto 2016

Cari mostri (S. Benni)

Credo di essere stata la prima in assoluto a leggere il libro Cari mostri, di Stefano Benni, che ho preso in prestito dalla biblioteca del mio comune. Quello specifico volume, intendo, visto che mi è sembrato nuovissimo, mai sfogliato. Probabilmente - questo ho pensato - dev'essersi trattato di uno degli ultimi arrivi visto che si tratta di una pubblicazione piuttosto recente.

E' il primo libro che ho letto di questo autore e non so bene da dove cominciare. Ho tante idee in testa ma faccio fatica a trovare un filo logico da seguire nel dire ciò che ha alimentato in me la lettura delle 25 storie che l'autore propone in questo libro.

Partiamo da qui. Si tratta di venticinque racconti... e a me i racconti non piacciono molto. Io amo leggere storie, sì, ma non strutturate in singoli racconti che - come in questo caso - non hanno personaggi in comune e apparentemente sono slegati del tutto l'uno dall'altro.
Poi, a ben guardare, un filo conduttore ce l'hanno pure: sono i mostri, intesi non necessariamente come esseri dalle fattezze orripilanti o dai comportamenti fuori dal normale ma intesti come espressioni del male inteso in senso ampio. Molto ampio.

Ed è proprio questa la particolarità del libro. Benni propone una carrellata di situazioni da cui emerge il lato mostruoso dei vari personaggi proposti, delle situazioni paventate. Sono storie per lo più violente ma anche in questo caso la violenza viene proposta sono diverse accezioni.

Benni scrive bene, su questo non ci sono dubbi. Ma scrive in modo molto particolare, partendo da situazioni immaginarie, per lo più inverosimili, per indurre il lettore ad una riflessione su ciò che si nasconde dietro alla quotidianità di ognuno, dietro alla normalità dei comportamenti, ai sorrisi tirati o alle situazioni abitudinarie. 
Benni lascia emergere il lato più oscuro dei personaggi che propone e strappa anche qualche sorriso. Sono situazioni per lo più violente nelle quali il male emerge senza troppa fatica. Alcuni racconti hanno lasciato intendere troppo facilmente l'epilogo, altri sono un tantino più complessi, altri ancora proprio non li ho capiti, ne non ho capito il senso. Probabilmente è un mio limite.

A metà lettura ho pensato anche di gettare la spugna ed abbandonare ma poi la curiosità mi ha spinta ad andare avanti. E di questo non posso che dare merito all'autore: avermi indotta, pur non apprezzando il genere e lo stile così particolare, ad andare avanti e ad arrivare fino all'ultima riga. Non è forse questo l'obiettivo di un autore, quello di incuriosire il lettore - in un modo o nell'altro - e farlo arrivare fino alla fine? 

Ed io alla fine ci sono arrivata. Non è un libro che rileggerei ma ammetto che alcune situazioni mi sono ronzate per la testa a lungo, anche quando il libro era chiuso e nonostante la particolarità della narrazione che mi ha lasciato l'amaro in bocca.

Benni mi incuriosisce un bel po' e credo proprio che leggerò altro di suo, se non altro per capire se è proprio questo il suo stile o se si è trattato dell'ultimo esperimento narrativo punto e basta.

Con questa lettura partecipo alla terza tappa della Challenge Le Lgs sfidano i lettori, per l'obiettivo n. 3: un libro recensito nel blog Desperate Bookswife.