venerdì 1 dicembre 2017

Sbucciando arance (J. Lawless) - Venerdì del libro

Credo che sia la prima volta in assoluto che trovo, in coda ad un libro che non sia testo scolastico o, comunque, didattico, un elenco di domande per i club del libro.
Cosa curiosa, non c'è che dire!
Per recensire Sbucciando arance, libro che ho appena terminato, proverò a seguire la traccia.

Sensazioni. Dunque, la sensazione che mi ha pervasa è difficile da definire. Un certo nervosismo si è impossessato di me davanti a continui errori che, chi mi segue lo sa, mi danno fastidio.

Andava di frequente in biblioteca pur di non partecipare anche solo alle più banali comunicazioni fatiche. 
Ma che vuol dire?

Poi si parla spesso di una pistola, termine tradotto con revolver. Ma si dice sempre la revolver. Mamma mia quanto mi suona male! Nel nostro vocabolario viene data come parola singolare maschile, non femminile! Lo so, sono pignola. Quando c'è qualche cosa che mi stona in una lettura non riesco a continuare la lettura con serenità.
 Mia madre era scettica: "Perchè ce l'hanno bisogno così grosso?
Non è un discorso erotico quello che coinvolge la madre del protagonista ma... che vuol dire? Suvvia!

Qualche altro passaggio? 
Cosè un diplomatico? (...) un esperto nel spaccare i capelli in quattro... 
 No, dai, non ce la posso fare ad apprezzare un libro scritto così.  
Uno sparò risuonò
Basta così. Credo di aver reso l'idea. Posto tutto ciò, posto che mi sono proprio indispettita, la storia non mi ha presa, non ha provocato in me nessuna emozione particolare. 
Il protagonista mi ha trasmesso un senso di inquietudine e di vuoto, questo sì. Quel vuoto e quella inquietudine che possono derivare dall'incertezza circa le proprie origini e dalla rabbia che la voglia, inizialmente insoddisfatta, di conoscere la verità può provocare.

Il protagonista si porta addosso una sofferenza lunga una vita. Soffre della distanza che, da sempre, avverte da parte di sua madre. Una donna avara di sorrisi, di abbracci, di affetto. Come se quel figlio non l'avesse mai voluto, come se la sua fosse un'accettazione tacita di qualche cosa che è cresciuto dentro di sé ma nulla più.  

Nel momento storico in cui si articola il racconto la donna è malata e va pian piano degenerando. La sua non è più una mente lucida ed il tentativo di Derek Foley, questo è il nome del protagonista, di farsi raccontare la verità si rivela come un gran buco nell'acqua. Ad insinuare il dubbio in lui è la lettura di alcuni scritti di suo padre, del suo defunto padre. Da qui partirà la sua ricerca nel passato di una famiglia che, a quanto pare, ha molto da nascondere. Patrick non era il suo padre biologico. Ma allora chi era? Di chi è il sangue che scorre nelle sue vene? Da dove arrivano i suoi tratti somatici, alcune linee del suo carattere? E' ora di conoscere la verità dopo avere nascosto, per anni, quell'insoddisfazione che ha sempre aleggiato tra le mura di una casa in cui troppi misteri si sono annidati.

Personaggi. Non ce n'è uno che mi abbia colpita particolarmente. Le loro storie sono così fumose e anche quando si arriva alla verità si conosce ben poco dell'uno o dell'altro. La loro personalità non emerge se non in modo superficiale e questo non vota di certo a favore della storia, nel suo complesso.
Derek inizialmente non sembra in grado di portare a termine alcuna ricerca. E' piano di pregiudizi, di convinzioni che rischiano di farlo arrivare a conclusioni sbagliate.
Sua madre è una donna che ha sofferto. Lo si capisce anche se nei dialoghi - estremamente semplici ma spesso poco efficaci - non dice nulla di utile alla missione che il figlio intende portare avanti.

Trama. Trama avvincente? Storia interessante? La storia di Derek, la sua voglia di risalire alla verità, si intrecciano ad uno spaccato politico dell'epoca, con l'impegno politico-sociale che caratterizza la Spagna di Franco. 
In sé la trama non è niente di eccezionale e, a dire il vero, quella che poi si rivelerà essere la verità circa le origini di Derek ad un certo punto si intuisce senza fatica.

Ci sono altri spunti di riflessione, in coda al libro, ma evito di andare avanti perchè credo di aver detto abbastanza. Non è certo uno di quei libri che mi lasciano in piedi la notte o che mi fanno venir voglia di arrivare in fretta a fondo pagina per poter sapere come va a finire la storia. Arrivata a metà ho avuto, al contrario, la voglia di leggere sempre più in fretta per liberarmene al più presto. Mi spiace ma questo libro non era nelle mie corde già dalle prime pagine e fino alla fine non ho avuto che conferme a questa sensazione iniziale.

Sarà pure questione di gusti ma, a parte questi, i tanti errori in cui mi sono imbattuta non hanno certo facilitato le cose. Visto che oggi è venerdì, approfitto per partecipare alla rubriva del Venerdì del libro ma, stavola, il mio non è un suggerimento ma un avvertimento circa ciò che ci si può trovare tra le mani leggendo un libro così.

Con questa lettura partecipo alla fase finale della challenge The Hunting Word Challenge per la parola ARANCIA che trovo nel titolo e raffigurata in copertina.
Inoltre, participo all'ultima tappa della Challenge La ruota delle letture per l'obiettivo che richiede la lettura di un libro con copertina bianca.

2 commenti:

  1. Fra tanti bei libri con copertine scialbe o decisamente brutte, eccone uno con una copertina attraente e suggestiva, e un titolo affascinante. Si riferisce alla scoperta dell'interiorità e dei misteri che aleggiano intorno ai protagonisti? O allo scorrere della vita quotidiana in inverno?
    In tutti i casi, copertina suggestiva o meno, avrò cura i tenermene ben lontana, e ti ringrazio!

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    1. Eh sì... capita spesso di essere attratti da una bella copertina e restare delusi. Pazienza.

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